“Il Governo e il ministro dell’Istruzione sanno bene che siamo il Paese con le chiusure più lunghe d’Europa e devono evitare che questa situazione si prolunghi ancora il prossimo anno scolastico. Gli effetti di questa politica sono stati drammaticamente testimoniati anche dai risultati dei test Invalsi. Eppure, a metà luglio nulla ancora è stato approntato per garantire che tutte le scuole italiane in ogni grado scolastico, incluse le secondarie di II grado, possano riaprire in presenza con tutte le necessarie garanzie di sicurezza per la salute e le possibilità di apprendimento di bambine/i e adolescenti”. A dirlo è la Rete EducAzioni, che evidenzia: “È molto grave che, dopo un anno e mezzo di pandemia e due anni scolastici affrontati in modo emergenziale, siamo ancora al punto di partenza”.
“Bar, ristoranti, piscine, discoteche, turismo sono certo importanti, ma la scuola è indispensabile al Paese. Non è accettabile che in un Paese civile, tra i più ricchi al mondo, la preoccupazione prevalente, se la salute pubblica è a rischio, siano le compatibilità con le attività commerciali, non anche e soprattutto l’educazione delle giovani generazioni. Non è solo questione di Dad. Con la didattica a distanza le scuole hanno fatto il massimo per dare continuità alle attività formative, ma la difficile situazione che si è determinata è solo la spia della trascuratezza con cui è stata considerata la scuola negli ultimi decenni, in contrasto con la sua funzione di riduzione delle disuguaglianze sociali nelle possibilità di apprendimento e di sviluppo delle capacità”, la denuncia della Rete, secondo cui “un Paese benestante e ignorante è destinato al declino. La pandemia ha solo peggiorato una situazione già compromessa. Oggi non abbiamo più margini di resilienza. Le perdite di apprendimento e socialità hanno toccato tutti, ma la Dad ha amplificato le disuguaglianze: nella disponibilità di dispositivi, nella adeguatezza delle abitazioni, nelle capacità di sostegno da parte dei genitori, nella qualità e disponibilità di relazioni. Ha anche troppo spesso riprodotto tutti i vizi della didattica trasmissiva. Ripercorrere i passi già compiuti sarebbe oggi irresponsabile, per chi ha il dovere di ridare un futuro a questo Paese”.
La Rete EducAzioni chiarisce: “Non possiamo solo sperare, per altro vanamente, che i dati del contagio non crescano. È responsabilità della politica agire oggi sapendo che a settembre saremo in mezzo ad una nuova ondata e garantire da subito le condizioni per la scuola in presenza. Vaccinare è necessario, ma non è sufficiente, tantomeno la panacea per tutti i problemi che vanno affrontati per garantire la scuola in presenza”.