Sono state firmate nel pomeriggio di oggi, martedì 20 luglio, le convenzioni per l’assegnazione di cinque borse lavoro nell’ambito del progetto “Liberiamo la speranza” avviato dalla Caritas diocesana di Cerignola-Ascoli Satriano in collaborazione con l’Ufficio di esecuzione penale esterna (Uepe) di Foggia e finanziato con i Fondi Otto x mille della Chiesa cattolica.
Alla cerimonia di assegnazione, svoltasi nel salone “Giovanni Paolo II” della Curia vescovile di Cerignola, hanno partecipato il vescovo diocesano, mons. Luigi Renna, don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas diocesana, oltre a rappresentanti delle aziende aderenti, Mirella Enza Pina Malcangi, direttore Uepe di Foggia, Matteo Padovano, ispettore della Polizia penitenziaria e coordinatore del Nucleo di Foggia. I cinque beneficiari, individuati dall’Uepe di Foggia, avvieranno un periodo lavorativo grazie alla disponibilità di alcune aziende di Cerignola: la Coop. Soc. “Pietra di Scarto”, la Coop. Soc. “Altereco”, la Società Agricola “F.lli Merra” e la Società “Marmi Ciannamea”.
L’obiettivo delle borse lavoro, spiega una nota, “è favorire processi di accoglienza e di integrazione sociale dei detenuti, nonché lo sviluppo di un nuovo paradigma di giustizia, più attento all’uomo e al suo sviluppo integrale attraverso un percorso inclusivo e partecipativo”.
I borsisti avranno un regolare contratto di lavoro della durata di sei mesi presso le aziende resesi disponibili: le stesse saranno accompagnate durante il percorso non soltanto dall’Uepe di Foggia, ma anche dagli operatori del Progetto attraverso una stretta collaborazione e un proficuo dialogo.
“Il lavoro – ha sottolineato don Cotugno – è lo strumento attraverso il quale si può davvero avviare un processo di integrazione e di rinnovamento dell’intero nucleo familiare per scardinarsi da un sistema culturale e sociale che tenta di affiliare e sottomettere gli uomini a una logica criminale ed illegale”. “Il lavoro, regolarmente pagato e disciplinato da un contratto, apre gli uomini ad una logica di corresponsabilità e di autonomia”, ha concluso il direttore della Caritas diocesana: “Per tale motivo, questa fase del progetto rappresenta un vero punto di partenza per la creazione di nuovi stili di vita”.