Ottantamila persone intrappolate nella povertà, ventimila a rischio usura. Casa, disoccupazione giovanile e femminile, povertà educativa i problemi principali. La pandemia ha colpito duramente la Lombardia, regione ritenuta “motore del Paese”. In realtà il sistema sanitario non ha retto, il comparto economico ha subito duri contraccolpi (così come nel resto del Paese), la disoccupazione o la contrazione del reddito (dovuta alla cassa integrazione) hanno segnato moltissime famiglie. Si aggiungono, tra i problemi, lo stop parziale alla scuola e alle relazioni interpersonali, con uno strascico di disagio sociale e psicologico. Gli aiuti statali e l’intervento provvidenziale delle Caritas hanno peraltro consentito di lenire le ferite. È quanto emerge dal report delle dieci Caritas diocesane della Lombardia, reso noto oggi a Milano.
“Sono state 78.882 le persone che hanno chiesto aiuto alle Caritas delle 10 diocesi lombarde tra settembre 2020 e marzo 2021, quando cioè il governo per contrastare la seconda ondata di contagi ha imposto nuove limitazioni”, si legge nel rapporto. In questo periodo, il numero di assistiti “è stato leggermente superiore a quello che era stato registrato tra l’inizio della pandemia (marzo 2020) e il mese di maggio dello scorso anno quando erano state 77mila le persone che avevano fatto ricorso alle Caritas in seguito al primo blocco delle attività economiche”. Tuttavia “i nuovi poveri, vale a dire coloro che si sono rivolti per la prima volta al sistema di aiuti delle Caritas lombarde, sono stati durante il secondo lockdown il 13%, pari a 10.254 individui; mentre durante la prima chiusura erano stati il 36%, in termini assoluti pari a 27.720 soggetti”.