“In Niger, a causa di conflitti, sfollamenti, insicurezza alimentare, malnutrizione, ricorrenti epidemie e focolai di malattie, inondazioni cicliche e siccità, oltre 3,8 milioni di persone, fra cui 2,1 milioni di bambini, hanno bisogno di assistenza umanitaria, il 30% in più rispetto al 2020”. Lo segnala l’Unicef che oggi ha lanciato un rapporto “Soffrendo in silenzio” in cui chiede una maggiore attenzione e mobilitazione per la situazione di questi bambini e famiglie che “soffrono in silenzio”. “Considerando il forte aumento del numero di persone colpite dalle multiple, prolungate e complesse emergenze nel paese, è una sfida per il governo e la comunità umanitaria rispondere a questi bisogni”, ha dichiarato Marie-Pierre Poirier, direttore regionale dell’Unicef per l’Africa occidentale e centrale.
Gli attacchi ai confini con Burkina Faso, Mali e Nigeria hanno portato a sfollamenti importanti nel Paese e continuano a sconvolgere le vite di centinaia di migliaia di bambini. “Le vite dei bambini sono state distrutte. È difficile credere che i bambini dovrebbero vivere nella paura costante di questi attacchi. Questa non dovrebbe essere la loro realtà – ha avvertito Poirier –. La protezione dei diritti dei bambini, inclusi quelli sfollati, è fondamentale, che sia il diritto al cibo, alla salute, all’istruzione, all’acqua o il diritto di essere protetti dalle violenze. Hanno bisogno di un rifugio, di cibo, acqua potabile, assistenza medica e istruzione”.
Secondo i dati Unicef, gli attacchi nella regione del lago Ciad hanno impedito a circa 269.000 persone a Diffa (nel Niger orientale) di tornare a casa. Attualmente nelle regioni di Tillabery e Tahoua, nel Niger occidentale, oltre 195.000 persone sono sfollate. Oltre 77.000 persone che sono scappate da violenze intercomunitarie nella Nigeria settentrionale stanno attualmente vivendo nella regione di Maradi (Niger centrale), insieme a oltre 21.000 sfollati interni. Alla fine di marzo 2021, in Niger c’era un totale di 313.000 sfollati interni, 235.000 rifugiati e 36.000 persone rientrate nel Paese.