“È un momento di condivisione e rispetto per queste vittime innocenti. Non sappiamo di che religione fossero o di quale nazionalità. Non ha importanza”. Così Maria Rita Cocciufa, prefetto di Agrigento, sul molo di Porto Empedocle, dove sono state portate le sette salme delle donne naufragate a largo di Lampedusa mercoledì scorso. “Sono qui presenti – aggiunge il prefetto – i rappresentanti delle comunità religiose cristiane e islamiche. La cosa importante è pregare insieme in attesa di dar loro la degna sepoltura. Ciò non solo per dovere ma per rispetto di questa umanità dolente che paga un prezzo e le conseguenze di un mondo profondamente ingiusto”. Alla commemorazione sul molo delle sette vittime è intervenuto anche il presidente della comunità islamica in Sicilia, Abdelhafid Kheit. “Cari fratelli e gentili sorelle – afferma – dopo questa pandemia, che non ha risparmiato nessuno, assistiamo ad altri morti in mare”. Kheit condanna l’indifferenza di tanti nell’affrontare il fenomeno “che – dice – non è più un’emergenza”. “Dobbiamo – invoca – cercare di adottare politiche giuste per affrontare questo fenomeno. Chiediamo l’aiuto di tutti”. Il rappresentante islamico aggiunge infine una preghiera ad Allah: “Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia e non di coloro che sono incorsi nella tua ira”.