“Questa emergenza sanitaria ci offre l’opportunità di costruire una nuova scuola, una scuola che superi le gabbie del Novecento e che sia più aperta, anche più affettuosa. Che metta sempre più al centro le studentesse e gli studenti, che fornisca loro competenze e conoscenze per vivere con protagonismo nella società, da cittadini attivi e responsabili”. Il ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi confida a Segno nel mondo, rivista nazionale dell’Azione cattolica, la sua visione sulla scuola che verrà a poche settimane dal via del nuovo anno scolastico.
In questo scorcio d’estate il ricordo dei due anni segnati dalla pandemia da Covid-19 si mescolano con la speranza dei ragazzi e delle famiglie: che il ritorno tra i banchi sia definitivo e fruttuoso per tutti. “La pandemia è stata un banco di prova per la scuola italiana e per tutto il Paese. Ha acuito problemi e divari già esistenti, ma il sistema d’istruzione ha dimostrato, nonostante comprensibili difficoltà, grande capacità di resistenza e reazione e non ha mai lasciato soli studentesse e studenti. Adesso sta a noi trasformare questa crisi in un’opportunità”. Bianchi afferma: “Non dobbiamo tornare alla scuola di prima, ma costruire una nuova normalità, che non dimentichi quanto è successo e, soprattutto, non lasci indietro nessuno. Il grande Piano europeo NextGenerationEu nasce proprio per questo: è un’occasione storica per attuare cambiamenti attesi e necessari”.
L’intervista affronta molteplici aspetti dell’istruzione in Italia: il ruolo degli insegnanti, le prospettive formative e culturali post pandemia. “La scuola è l’unica istituzione che ti accoglie bambino e ti accompagna lungo il cammino della crescita fino all’età adulta. È il luogo – aggiunge Bianchi – in cui ci si riconosce persone all’interno di una comunità, si impara a vivere insieme, ci si scopre per la prima volta cittadini. La scuola deve permettere a ragazze e ragazzi di partecipare alla comunità con una propria visione critica e una propria individualità”.