“Solo la communitas sconfigge il clan”. Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, nell’omelia della messa che ha celebrato stamani in cattedrale, nel 29° anniversario della strage di via D’Amelio. “Fare memoria di Paolo Borsellino è soprattutto fare memoria della ‘tranquillità’ di chi crede fino a disporre della propria vita perché si percorrano insieme vie di umanizzazione – ha aggiunto il presule – e la città degli uomini conosca la qualità di una convivenza segnata dalla giustizia, dalla legalità, dalla libertà, dalla pace, dalla solidarietà”. Quella auspicata è “una città dove si respirano i valori più belli e alti della nostra Carta costituzionale”. “Una città capace di far festa, esperta di cammini di riscatto e di liberazione. Una città generativa e accogliente, capace di proporre un futuro di vita e di speranza alle nuove generazioni”.
Fondamentale il ruolo della fede, nelle parole dell’arcivescovo: fede che “postula la consapevolezza della comune appartenenza e responsabilità della città che ti ha visto nascere, accolto e incluso nel libro della vita”. “Nel profeta-testimone (martire) prevale l’amore per il proprio popolo, per la propria gente, per la propria città, a maggior ragione perché sostenuto dalla fede”. Infine, l’importanza della memoria: “Il racconto e la memoria viva di questo evento dovrà servire come sostegno, forza per ungere i cuori e mettere insieme le forze, come invito a tutti, lungo lo scorrere degli anni, per non disperare, non arrendersi, non consegnarsi alla paura, né, tanto meno, cedere alle lusinghe dei nuovi faraoni. Ci è stato lasciato il segno dei martiri. Di questo segno facciamo memoria”.