“Abbiamo bisogno di tornare a fissare lo sguardo su Gesù”. Questo il monito del patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, a conclusione dell’omelia pronunciata ieri sera durante la messa nella solennità del Santissimo Redentore. “Ai cristiani”, ha detto fra l’altro Moraglia durante la celebrazione nel tempio votivo del Redentore alla Giudecca, “è chiesto – oggi più che mai – di annunciare la presenza di Dio in questo mondo con parole e comportamenti conseguenti, propri di chi è nel mondo ma non aderisce alla sua logica”. Ma per farlo abbiamo bisogno di “un senso” e una “direzione”, di “quell’amore eterno che ci ama da sempre”.
“Più che di filosofie o etiche a cui fatichiamo a dare fondamenti condivisi, abbiamo bisogno di tornare a fissare lo sguardo su una persona: il Signore Gesù, il Santissimo Redentore”, il monito del patriarca. “È Lui la sintesi e la testimonianza eterna dell’amore di Dio per l’umanità; è Lui la possibilità credibile e affidabile, per gli uomini e le donne di oggi, di ritrovare un significato pieno e bello per la vita e la storia, sapendole ‘leggere’ ed assumendole fino in fondo ma, nello stesso tempo, andando oltre la dimensione storica che non ci appaga e soddisfa proprio perché finita”. Bisogna dunque che “la speranza cristiana sia risorsa reale nella nostra vita – per un nuovo umanesimo, per una nuova antropologia, così da permetterci di stare nella storia come persone salvate, come persone redente in Gesù”.
Al termine della celebrazione, alla quale hanno partecipato le autorità civili e militari ed una rappresentanza del clero veneziano, come di consueto mons. Moraglia ha impartito la benedizione eucaristica alla città dalla sommità della scalinata della basilica del Redentore.