È durata due ore l’udienza odierna del processo per presunti abusi nel Preseminario San Pio X. Erano presenti gli imputati, don Gabriele Martinelli e mons. Enrico Radice, mentre era assente la presunta vittima, L.G. Presenti anche don Angelo Magistrelli, responsabile dell’Opera Don Folci e attuale rettore del Preseminario. Oggi è stato il turno delle arringhe dell’avvocato Rita Claudia Baffioni, difensore di Martinelli, ed Emanuela Bellardini, difensore dell’ Opera Don Folci. Il 6 ottobre, ha annunciato il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, si terrà la sentenza: “Ogni contributo è stato prezioso, il Tribunale a questo punto è in grado di decidere”. Baffioni – ha riferito il “pool” i giornalisti ammessi nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani – ha richiesto alla Corte il proscioglimento di Martinelli per improcedibilità. L’avvocato ha evidenziato un vizio procedurale: “Questo processo non si doveva celebrare”, perché si è svolto sulla base del Rescriptum del Papa del 29 luglio 2019 per cui si può procedere solo sull’ipotesi di reato di abusi di maggiorenni su minori. “Non sono emerse prove negli anni in cui L.G. era minore di atti di violenza e di libido”, ha detto Baffioni, quindi è venuto meno il presupposto principale del Rescriptum del Papa: la tutela del minore. Prendendo in considerazione solo il periodo della maggiore età della L.G., in quel caso sono scaduti i termini di un anno per presentare la querela di parte. Perciò l’avvocato ha chiesto che Martinelli venga prosciolto. In subordine ha chiesto l’assoluzione con formula piena perché “il fatto non sussiste”; in secondo subordine, una condanna con il minimo della pena. Ha chiesto altresì di respingere tutte le domande risarcitorie della parte civile. Bellardini ha chiesto l’assoluzione con formula piena per entrambi gli imputati per non aver commesso il fatto e di respingere integralmente tutte le domande risarcitorie della parte civile “di qualunque tipo”.
“Non c’è il fatto di reato e quindi non c’è la responsabilità civile”, ha esordito l’avvocato, spiegando che l’assenza di reato si riscontra sia nelle indagini della Polizia italiana che nella istruttoria processuale. In particolare, Bellardini si è soffermata sulla differenza di età tra Martinelli e L.G.: 7 mesi e 9 giorni. “Non è chiaro quando sono iniziati gli abusi, l’unica circostanza certa è che L.G. ha iniziato il Preseminario nel 2006-07 quando aveva 13 anni e Martinelli da pochi giorni 14 anni. Non siamo quindi davanti a un abuso – se abuso c’è stato – tra un adulto, un sacerdote, un seminarista e un minore”. Secondo la legale, è inoltre contraddittoria la collocazione spazio-temporale delle dichiarazioni di L.G.. Anzitutto la presunta vittima, anche nella lettera al vescovo di Como Diego Coletti, aveva parlato di plagio psicologico nel primo anno e di violenza fisica dal secondo in poi. Poi, ha parlato di pratiche avvenute nella stanza comune, intorno alle 23.30, due-tre volte a settimana per 9 mesi per 6 anni. Per la legale è “un po’ strano” che L.G. subisse queste violenze per tutto questo tempo senza urlare, picchiare, respingere ma solo facendo rumore sbattendo cassetti. L.G. aveva giustificato la sua reazione dicendo che non voleva urlare per non svegliare i compagni che poi lo avrebbero visto nel letto con Martinelli e quindi additato come omosessuale. “Appare molto poco credibile che aveva questo timore perché facendo rumore comunque gli altri si sarebbero potuti svegliare”. Bellardini ha messo in discussione il fatto che, come ha dichiarato L.G., gli atti di sodomia avvenissero nella stanza cosiddetta “farmacia”, dal momento che quella stanza non è mai stata inutilizzata: dal 2008 al 2011 è stata occupata da un assistente del Preseminario e poi da un altro allievo dal 2011 in poi. L’avvocato ha poi ricordato le dichiarazioni di L.G. nella sua denuncia sul fatto che alle presunte avances di Martinelli in canonica lui fosse andato via: “Se poteva disattendere e scappare, vuol dire che non c’era tutta questa autorità da parte di Martinelli”. Secondo la legale, Martinelli non aveva questo grande ruolo di responsabilità descritto da molti e mai nessuno è stato allontanato per colpa sua. Inoltre, “è difficile credere – ha dichiarato – che uno rinunci alla propria integrità fisica per servire una messa, anche se del Papa, o per il timore di essere mandato via”. Tra l’altro, ha aggiunto, in riferimento al fatto che L.G. provenisse da un piccolo paesino con una realtà difficile: “Non stiamo parlando di un paese dei primi anni dell’800, ma di un paese del nord Italia. E parliamo dei primi dieci anni del 2000, con ragazzi che usavano il cellulare, giravano video, non così fragili e incapaci che, pur di servire messa, accettavano di subire abusi tre volte a settimana per sei anni. Oggettivamente si fa fatica a crederlo”. Quanto ai testimoni oculari, Bellardini ha ricordato – come già ieri l’avvocato della difesa di L.G. – che nessuno ha mai visto né sentito nulla sulle violenze, neanche i compagni di stanza: “Manca la prova delle condotte ascritte a Martinelli, manca la prova che il fatto sia davvero avvenuto”. Ricordando le parole di alcuni testi, l’avvocato ha detto inoltre che è sbagliato descrivere L.G. come una personalità remissiva, ma anzi, a detta di molti, era un “attacca brighe” e discuteva molto spesso e in maniera accesa con lo stesso Martinelli, soprattutto quando nel 2012 condivideva con lui la stanza. Molti descrivono L.G. come un tipo che prendeva in giro gli altri, che non si faceva mettere i piedi in testa e in competizione con Martinelli. L’avvocato ha parlato poi di Kamil Jarzembowski, l’ex allievo polacco finora unico testimone oculare dei presunti abusi, che l’8 aprile 2021 ha presentato una richiesta risarcitoria all’Opera Don Folci “per quello che ha subito nel Preseminario”. Kamil è “il deus ex machina” di tutta questa vicenda, ha detto Bellardini. “Kamil ha scritto una sceneggiatura tesa a descrivere un clima negativo, ma perché nel 2014, dopo essere stato espulso, chiede di tornare? Ha assistito a drammi, ma vuole rimanere”. La legale si è soffermata poi sulle presunte “coperture” dell’Opera Don Folci e dei vertici del Preseminario. “Che don Enrico sia stato attento è un dato oggettivo”. È falso che i sacerdoti del Preseminario non si confrontassero col rettore e che il clima fosse così conflittuale, come descritto in lettere anonime e testimonianze. Un’altra contraddizione che, secondo Bellardini, emerge è quella che Radice non avrebbe agito dopo la richiesta d’aiuto di L.G.. La stessa presunta vittima ha ammesso di non essere mai stato esplicito col rettore, di aver parlato solo di “fastidio” e “disagio” ma non di abusi o sofferenze. Radice però, a detta di L.G., gli avrebbe risposto in maniera aggressiva minacciandolo di cacciarlo dal Preseminario. “Ma davanti a delle frasi tanto evanescenti che non facevano pensare a condotte del genere, perché Radice avrebbe dovuto minacciare L.G.? Sono affermazioni (quelle di L.G.) non credibili”. Per l’avvocato, “è evidente che c’è stata una grossa costruzione e che queste persone hanno sfruttato delle modalità di confrontarsi”. Bellardini ha respinto quindi ogni richiesta di risarcimento per i danni presentata dalla parte civile.
“Questo processo non andava celebrato”, ha detto l’avvocato difensore di Martinelli, Rita Claudia Baffioni, che è partita per la sua arringa dalla “narrazione” realizzata da servizi televisivi e da un libro che “vendeva” perché riguardava il Vaticano. “Sembravano proprio abusi, non presunti abusi, da parte di un adulto, un sacerdote, su bambini o giovani. Ma invece si tratta di coetanei. La narrazione cambia in seguito. Cosa succede a questa storia? Viene meno la prova principale: non più un adulto e un bambino, e non più un sacerdote visto che Martinelli inizia il suo percorso solo nel 2014, due anni dopo i fatti contestati, quando entra nel Seminario Francese”. Per Baffioni, “non sono stati portati elementi a sostegno dell’accusa”: “La narrazione traballava dall’inizio. Per cinque anni, 2006-2011, quando L.G. diventa maggiorenne, nessuno ha visto né sentito”. Sbagliato, poi, secondo l’avvocato, descrivere L.G. come uno “sprovveduto”, venuto dalle montagne e catapultato in uno scenario macroscopico come il Vaticano: “La pubblica accusa ha detto di commuoversi, ma l’accusa deve provare non commuoversi”. Peraltro si parla di un paesino in Lombardia abituato al turismo, a contatto col mondo. Una realtà “analoga” a quella da cui proviene Martinelli. Martinelli e L.G. sono “personalità speculari”, ha detto Baffioni, “sono entrati entrambi a 13 anni circa nel Preseminario, affidati alle cure paterne di Radice, vengono da contesti sani, anche perché è sbagliato dire (nel caso di L.G.) che venga da una famiglia disfunzionale solo perché i genitori sono divorziati”. Martinelli, ha aggiunto il difensore, “non è un orco. Viene da una famiglia di padre, madre, sorelle, nonni, casa, Chiesa, scuola. È sempre venuto in Tribunale, una volta si è fatto accompagnare di notte dal padre per ripartire subito dopo. Ha subito forti ripercussioni, se c’è uno che sta male è lui”. E “non è vero che la Chiesa non è intervenuta, la Chiesa deve agire con prudenza per non mettere in pericolo la buona fama”. Dopo la prima lettera anonima nel 2013, “Martinelli è stato mandato in famiglia d’estate ed è stato perennemente controllato”. Mentre “chi lamenta la sofferenza psicologica”, cioè L.G., “ora lavora in una compagnia aerea”. Baffioni ha rilevato inoltre che la prima valutazione clinica di L.G. risale al 20 novembre 2017, tre giorni dopo la messa in onda dei servizi televisivi (17 novembre 2017). Mentre risale al 14 marzo 2018 la prima denuncia. “Per cinque anni non c’è stato nulla, né su abusi né su avances. Non c’è stata violenza fisica o minacce di beni fondamentali, né particolari promesse o un’attitudine ad un potere prevaricatorio. Tra l’altro, L.G. non sembra che abbia avuto una vocazione o una chiamata del Signore che giustificasse tanta obbedienza a Martinelli. L’unico bene grande di cui ha parlato non era neanche la liturgia o la salvezza della sua anima, ma la vergogna di tornare in comunità. Diceva tra l’altro di conoscere cardinali e vescovi, se ci fossero stati problemi avrebbe parlato con loro. L.G. è diverso da come è stato raccontato, non è un’anima bella, ma un giovane assai preoccupato dalla vita futura”. Anche la sua partecipazione alle liturgie del Papa è stata “strumentalizzata”. “Ci chiede più di 500mila euro di risarcimento in questa sede e probabilmente anche nell’altra sede”, ha detto Baffioni. “La pubblica accusa – ha aggiunto – doveva provare l’omosessualità di Martinelli, gli atti sessuali, il costringimento della vittima, il dolo, il danno. Non ha provato nulla, nessuna evidenza scientifica è emersa sull’orientamento omosessuale di Martinelli, anche quando è entrato nel Seminario francese. Dalla perizia, nessuna patologia. Le accuse, anche quelle dichiarate dai testi, sono lacunose e contraddittorie”. E non si hanno prove certe di riduzioni o di gente cacciata via per colpa di Martinelli, si parla solo di “dispetti e ripicche”. Baffioni ha affermato inoltre che c’è una “mancanza di credibilità” da parte di L.G. e Kamil: “Sembravano recitare un copione scritto, utilizzando espressioni tipiche della letteratura psicanalitica, mai specifici sempre generali. Hanno seguito lo stesso schema anche nella confessione”. Inoltre, tutto quello che hanno detto i testimoni “lo hanno sentito da Kamil e sempre da Kamil”.