Le tragiche previsioni sulle conseguenze della crisi dovuta alla pandemia si sono purtroppo avverate: il numero di persone in condizioni di estrema povertà è salito alle stelle (circa 150 milioni in più). I più colpiti sono i bambini le cui possibilità di una vita senza fame e povertà sono svanite in brevissimo tempo. Per salvarli dalla fame, migliaia di genitori hanno dovuto far sposare le loro figlie minorenni e mandare i loro figli a lavorare come pastori, manovali o nelle discariche invece di andare a scuola. Quest’anno la Caritas di Bolzano-Bressanone ha posto la difficile situazione dei bambini e dei giovani in Africa al centro della sua campagna “La fame non fa ferie”, che si è aperta oggi, e lancia un appello a non abbandonare i giovani e le loro famiglie alla povertà, alla fame e allo sfruttamento che ora li minacciano. Le parrocchie, su invito del vescovo Ivo Muser, sosterranno l’iniziativa venerdì 30 luglio alle ore 15, facendo risuonare le campane della chiesa più forte e più a lungo. “Oltre 33 milioni di persone in Africa hanno perso il lavoro lo scorso anno, lavoro che spesso garantiva già allora a malapena la sussistenza”, riferisce Albert Mashika, segretario generale di Caritas Africa. “È difficile immaginare in questo Paese che il matrimonio forzato e il lavoro minorile siano gli unici modi per salvare i propri figli dalla fame. Eppure è un’amara realtà per molti genitori in Africa. Gli alimenti di base sono aumentati fino al 40% nel 2020: questo metterà in ginocchio migliaia di famiglie povere “, ha denunciato il direttore della Caritas, Paolo Valente.