“Prima della pandemia molti indicatori di salute evidenziavano un trend favorevole che, negli ultimi decenni, ha accreditato l’ipotesi di una ‘compressione della morbilità o disabilità’, ovvero di un graduale spostamento verso età progressivamente più avanzate dell’insorgere di condizioni di salute severe”. È quanto emerge dal report “Le condizioni di salute della popolazione anziana in Italia” per l’anno 2019 diffuso oggi dall’Istat.
Nel 2019, viene spiegato, si è confermato il lento progressivo aumento della speranza di vita, che a 65 anni è di 19,4 anni per gli uomini e di 22,4 anni per le donne. A causa dell’eccesso di mortalità per Covid-19, i dati relativi al 2020 attestano invece una riduzione della vita media attesa a 65 anni: -1,3 anni per gli uomini e -1 anno per le donne, con un arretramento di circa 10 anni dei livelli dell’aspettativa di vita.
Rispetto al 20152, anno in cui l’Italia ha svolto la prima indagine europea sulla salute, si possono evidenziare miglioramenti nella maggior parte degli indicatori di salute. “Ciononostante – viene osservato –, i contingenti in termini assoluti di persone anziane che necessitano di cura e assistenza non sembrano destinati a comprimersi a causa del crescente invecchiamento della popolazione”.
Ad eccezione delle malattie croniche gravi, più diffuse tra gli uomini (46,0% contro 41,1% delle donne), le donne hanno condizioni peggiori per tutti gli altri indicatori di salute. Le patologie croniche gravi più diffuse tra tutti gli anziani sono le malattie cardiache (19,3%) stabili rispetto al 2015. Si riducono invece le malattie respiratorie croniche (bronchite cronica, Bpco ed enfisema) specialmente tra gli uomini anziani, tra i quali però si rileva un incremento dei tumori maligni (+1,9%).
Gli indicatori di salute riferiti alla multimorbilità e alla cronicità grave confermano lo svantaggio del Sud rispetto al Nord, che risulta comunque in lieve riduzione rispetto al 2015. “Le differenze territoriali sono pronunciate”, conferma l’Istat, aggiungendo che “nel Mezzogiorno la quota delle donne anziane che hanno la condizione peggiore, vale a dire che sono affette da almeno una patologia cronica grave e da multimorbilità, è pari al 40% contro il 27% nel Nord e il 30,4% nell’Italia centrale. Si osservano per gli uomini analoghe distanze fra i territori”.