Secondo l’Oms, demenze e ischemie cerebrali sono, già ora, tra le prime 10 cause di invalidità. In Europa si stima che la demenza di Alzheimer (Da) rappresenti il 54% di tutte le demenze con una prevalenza nella popolazione over 65 del 4,4%. In Italia la prevalenza per tutte le demenze è abbastanza in linea con quella osservata in Europa (circa il 6%), quella per Da è circa la metà (2,5% vs 4,4%). Sono i dati resi noti questa mattina a Roma, nel corso della conferenza stampa all’Auditorium dell’Ara Pacis, per il lancio della campagna “Gesti che tornano ad essere importanti”.
La demenza vascolare è la seconda causa di demenza dopo la malattia di Alzheimer negli adulti anziani, mentre il deterioramento cognitivo lieve viene considerato uno stato di transizione tra l’invecchiamento normale e la demenza, e una possibile sindrome prodromica dell’Alzheimer stesso.
Per quanto riguarda i traumi cranici, ogni anno vengono ricoverati 250 pazienti per 100mila abitanti.
L’ictus, invece, conta in Italia almeno 100mila casi ogni anno secondo il rapporto Ictus del 2018. Circa un terzo delle persone colpite non sopravvive a un anno dall’evento, mentre un altro terzo sopravvive con una significativa invalidità. Secondo la Società italiana di neurologia “l’ictus rappresenta globalmente la seconda causa di morte e la terza di disabilità. Nel nostro Paese il numero di soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è pari a circa 913mila. Ad un anno circa dall’evento acuto, un terzo dei soggetti sopravviventi ad un ictus presenta un grado di disabilità elevato, tanto da poterli definire totalmente dipendenti”. Fondamentale la prevenzione: nei Paesi sviluppati – è stato spiegato – “l’incidenza dell’ictus si è ridotta del 42% nelle ultime 4 decadi grazie al migliore controllo dei fattori di rischio. La tendenza, al momento, è che diminuiscono i casi di ricovero all’anno ma aumenta progressivamente il numero di persone invalide a seguito di un episodio di ictus”.
Il morbo di Parkinson, infine, colpisce circa il 3 per mille della popolazione generale e circa 1% di quella sopra i 65 anni. Si calcola che in Italia ci siano circa 600mila persone colpite e, tra loro, aumentano i giovani.