“Sono estremamente preoccupato dalle condizioni dei rifugiati eritrei presenti nella regione del Tigray, in Etiopia. Dallo scoppio delle ostilità, a novembre 2020, hanno subìto profondamente le conseguenze delle violenze e dell’assenza di sicurezza che hanno travolto la regione, ritrovandosi vittime delle parti in conflitto”. Lo afferma l’Alto Commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi a proposito della situazione dei rifugiati eritrei nella regione del Tigray. “Due campi rifugiati sono stati completamente distrutti e decine di migliaia di rifugiati eritrei sono stati costretti a fuggire, ancora una volta, per salvarsi – racconta -. Nel corso di questo conflitto sanguinoso abbiamo ricevuto testimonianze credibili e documentate di rappresaglie, rapimenti, violenze e arresti perpetrati contro rifugiati eritrei sulla base dell’affiliazione percepita a una o all’altra delle parti belligeranti”. Grandi dice di essere “rimasto turbato dagli atti criminali nei confronti dei rifugiati perpetrati, soprattutto di notte, da vari attori armati nei campi di Mai Aini e di Adi Harush. Nelle scorse settimane, centinaia di eritrei sono stati arrestati nello Scirè. Abbiamo chiesto alle autorità di Macallè di fare chiarezza e di poter prestare assistenza a tutti i rifugiati e ai richiedenti asilo detenuti illegalmente, chiedendone il rilascio immediato. Inoltre, venuti a conoscenza di altre accuse estremamente serie di violenza perpetrata contro rifugiati eritrei, abbiamo esortato il governo federale e il governo regionale del Tigray ad avviare formalmente le indagini in relazione a tutte le accuse credibili”. “Le violenze e le intimidazioni nei confronti dei rifugiati eritrei devono terminare – ribadisce Grandi -. I rifugiati sono civili che necessitano di protezione internazionale e che a questa hanno diritto”. L’Unchr chiede a tutte le parti e agli attori coinvolti “non solo di onorare i propri obblighi legali internazionali, inclusa la necessità di proteggere i civili, ma anche di smettere di utilizzare e manipolare i rifugiati a fini politici”. Nel frattempo l’agenzia Onu per i rifugiati sta intensificando la distribuzione di materiali di prima necessità e dispiegando più personale con responsabilità manageriali.