“Il mio pellegrinaggio oggi qui ha un solo motivo: ricordare che non basta credere di essere al riparo. Voglio ribadire che l’orrore che ci travolse nasceva dentro grandi culture democratiche, liberali, progressiste anche, in un tempo di grandi invenzioni tecnologiche, di scoperte, di artisti, letterati e filosofi cosmopoliti e pieni di ingegno, ma tutti, tutti, incapaci di fiutare per tempo il pericolo del fascismo e del nazismo”. David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ha partecipato ieri alla commemorazione dell’eccidio nazista di Cibeno, quando, il 12 luglio 1944, furono uccisi 67 internati politici. Sassoli era affiancato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con la quale ha visitato l’ex campo di concentramento di Fossoli, presso Carpi (Modena). Assieme a loro anche l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Alla cerimonia, con deposizione di una corona al monumento che ricorda la strage, hanno partecipato le autorità locali. I riti religiosi sono stati celebrati dal vescovo di Carpi, mons. Erio Castellucci, e dal rabbino capo di Modena e Reggio Emilia, Beniamino Goldstein.
Nel suo discorso Sassoli ha sottolineato il bisogno di essere vigili contro l’intolleranza crescente: “Dicono lo stesso anche a noi oggi, quando diciamo di salvare i migranti. Ci dicono che stiamo facendo il gioco degli scafisti, oppure che la magistratura indipendente o il giornalismo sono espressioni di disordine, oppure che è meglio non agitare il buon senso quando difendiamo la dignità di persone che vogliono amarsi”. “A Cibeno, qui a Fossoli, è accaduto. Può accadere ancora”. Il presidente ha affermato: “Bene che il dibattito sulla ripresa, sulla ricostruzione delle nostre economie, corra di pari passo con quello che riguarda la difesa dello Stato di diritto, dei nostri valori fondamentali, delle libertà che devono essere garantite ai nostri cittadini. Mai il dibattito, la denuncia e il richiamo verso fenomeni degenerativi presenti in alcuni Stati europei era stato così attento e ci vede pronti con nuovi e inediti meccanismi sanzionatori”.
“La pandemia ha colpito e ha fermato l’Europa e il mondo. Questa volta però l’Europa non è stata passiva come avvenne in occasione della grave crisi finanziaria di dieci anni or sono. Questa volta l’Europa è stata capace di compiere un balzo in avanti. Non una risposta ordinaria, ma un cambio di paradigma. Che prelude – così vogliamo pensare – a una Europa più giusta e più forte nella dimensione globale”. Infine: “L’Europa è una costruzione sempre in divenire. E non dovrà mai fermarsi. È un cantiere che non smette mai di operare, o se si vuole, è una cattedrale la cui officina richiede l’impegno di successive generazioni”.