Il popolo cubano scende in strada, in tutto il Paese. Ed è la prima volta che accade da moltissimo tempo, addirittura dal 1994. Ma stavolta si tratta di una protesta dell’era social, rilanciata nel Paese e in tutto il mondo. La difficile situazione economica che sta vivendo l’isola, insieme a una nuova ondata di Covid-19 con numeri record, stanno provocando richieste di aiuto di alimenti e farmaci in tutta l’isola, veicolate dai social network, ormai presenti a Cuba da circa tre anni, e molto usati dai giovani e dalle associazioni. Dai messaggi, si è però passati all’azione. L’epicentro è stato San Antonio de los Baños, cittadina che si trova 35 chilometri a sudovest della capitale, L’Avana. Ma la protesta si è presto estesa a L’Avana e alle maggiori città del Paese, coinvolgendo migliaia di persone.
https://twitter.com/yoanisanchez/status/1414275990415675394?ref_src=twsrc%5Etfw
Proprio a San Antonio de los Baños, segnala il sito “14ymedio”, diretto dalla giornalista e attivista Joani Sánchez, le autorità hanno bruscamente interrotto la connessione a internet, mentre sui social scorrevano le immagini della protesta.
“Abbasso la dittatura!”, “Non abbiamo paura!”, “Vogliamo vaccini” sono alcuni degli slogan dei manifestanti, soprattutto giovani, tra i quali anche molti cattolici impegnati nell’associazionismo ecclesiale e culturale. Non sono mancate, da parte delle autorità, a partire dalla capitale, azioni di repressione e arresti.
Arresti che hanno coinvolto anche un sacerdote, nella città di Camagüey, nella parte centro-orientale del Paese. Si tratta di padre Castor José Álvarez Defesa e anche la notizia della sua detenzione, per “disordine pubblico”, è circolata attraverso i social network. “Tutti siamo chiamati a vincere il male” aveva detto in un video su Facebook qualche ora prima, commentando il Vangelo domenicale, facendo anche un rapido riferimento alle code interminabili per gli alimenti di queste settimane.