“Sale la tensione a Cuba dove la popolazione, esasperata da mesi di fame e pandemia, è scesa in strada in almeno venti città dell’isola per protestare contro un governo che oramai non riesce più a tenere sotto controllo la crisi economica”. Lo si legge in una nota appena pubblicata sul sito on line di “Popoli e Missione”. “Si tratta delle prime grandi manifestazioni di massa scoppiate nell’isola da trent’anni a questa parte; la stampa di tutto il mondo ne parla come di un movimento di massa molto diffuso e capillare che preoccupa il regime, tanto che la polizia ha represso più di un corteo durante questo weekend, soprattutto in Malecon promenade a l’Havana, arrestando decine di persone”. L’appello del presidente Díaz-Canel è quello di terminare la protesta contro il governo e iniziare a “difendere la rivoluzione” socialista.
Ma stavolta non è solo la fame ad esasperare migliaia di cubani: le parole che riecheggiano nelle strade, riferite anche da diversi media internazionali, sono “libertà”, “unità” e “ne abbiamo abbastanza”, segno che “la mancanza di democrazia ha un peso notevole ed esaspera tanto quanto l’aumento dei prezzi, la disoccupazione e la mancanza di scorte alimentari, in aggiunta alla difficile gestione della pandemia”. Una fonte della Chiesa cattolica in loco racconta che la situazione “è tesa e da ieri in tutto il Paese si scende in strada perché la gente ha fame”. Il presidente Díaz-Canel, in un messaggio televisivo ha attribuito la colpa della miseria e dell’inflazione alle sanzioni imposte dagli Sati Uniti.