“Una volta ancora ci tocca alzare la voce di fronte alla violenza, di fronte alla morte. Ancora una volta ci scuote e ci rattrista evidenziare come la paura, la barbarie, gli abusi, l’odio si impossessino delle strade del nostro Paese, delle nostre città, delle nostre zone popolari”. Lo scrivono, in una nota, i vescovi della Commissione permanente della Conferenza episcopale venezuelana, in merito alle violenze avvenute negli ultimi giorni a Caracas. Ma perché avviene tutto questo male? “La risposta – osservano i presuli – la dà Papa Francesco: tutto il male operato nel mondo si riassume in questo: il disprezzo per la vita. Ma ciò che ha reso così scioccante questo episodio, che si è scatenato nella Cota 905, è che rivela qualcosa che tutti sapevamo, ma non volevamo vedere. Da un lato, è il risultato di due decenni in cui la violenza è stata brandita dal potere come arma politica, di destra e di sinistra, con le parole e con i fatti, come una minaccia e come un fatto compiuto”. Se chi è al potere non ha altro mezzo per imporre la propria ideologia che non basarsi basandosi su forza e violenza, “non ci vuole molto per vedere una risposta altrettanto violenta”.
Ma ciò “è anche la dimostrazione più evidente del fallimento di un modello sociale e produttivo – aggiungono i vescovi -. Se il regime ha fatto tutto il possibile per impedire ai cittadini di guadagnarsi da vivere in modo dignitoso e sufficiente, non sorprende che ci sia chi cerca di guadagnarsi da vivere con mezzi criminali. È anche un fallimento dello Stato come garante della sicurezza e della pace. È evidente a tutti che non pochi membri delle forze di sicurezza hanno cessato di essere garanti della sicurezza e della convivenza pacifica, in molti casi hanno completamente abbandonato vaste regioni del Paese, soprattutto quelle rurali e popolari. Il consueto rispetto per l’autorità si è trasformato in sfiducia e timore dell’autorità”, a causa delle funzioni irregolari messe in atto, tra cui l’estorsione e la corruzione.
“Oggi il nostro appello come pastori è prima di tutto rispettare la vita di ogni essere umano. Siamo tutti esseri degni, siamo tutti fratelli, siamo tutti figli di Dio e tutti siamo chiamati all’Amore. Per questo le nostre preghiere vanno per tutti i nostri fratelli colpiti da questa situazione, quelli che hanno paura, quelli che sono costretti ad andare via, quelli che sono presi nel confronto. È un momento di solidarietà con chi soffre”.
E concludono: “Fratelli, non disprezziamo la vita! Ogni uomo e ogni donna vale il sangue di Cristo. Non disprezziamo quello che Dio stesso ha amato tanto”.