“Siamo di nuovo alle solite vicende estive degli arrivi a Lampedusa, che si fermano per qualche giorno e poi riprendono. È una ordinarietà da cui non possiamo fuggire. Dobbiamo scegliere se capire che questa è la vita degli uomini e delle donne con cui è necessario confrontarci oppure continuare a fare finta che prima o poi passi”. Così don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando a Lampedusa, commenta al Sir l’attuale situazione sull’isola. nei giorni scorsi sono sbarcati altri 70 migranti con 6 diversi barchini. Sono stati portati all’hotspot che dopo i 12 sbarchi di mercoledì 7 luglio era già al collasso e ospitava, nonostante il trasferimento di 100 con il traghetto Cossydra, circa 950 migranti (la capienza media è di 250). Nel giorno in cui ricorre l’anniversario della visita di Papa Francesco a Lampedusa, l’8 luglio 2013, il suo primo viaggio apostolico, l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, ha celebrato la messa nella parrocchia San Gerlando di Lampedusa, per ricordare anche le vittime dell’ultimo naufragio, avvenuto la settimana scorsa nelle acque fra Lampedusa e Campione. Sette i corpi recuperati, tutte donne, di cui una incinta. Sono state sepolte nel cimitero di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Secondo i 46 superstiti le vittime sarebbero 9 e tra i dispersi ci sarebbe anche una bambina di meno di un anno. Fatti tragici che indicano “la fragilità di queste persone”, osserva don La Magra, che con i parrocchiani continua a fare assistenza al molo durante gli sbarchi e cerca di stare vicino ai sopravvissuti: “Dall’hotspot ci hanno fatto sapere che desiderano un momento di preghiera per i loro morti”. Proprio otto anni fa Papa Francesco denunciava la “globalizzazione dell’indifferenza” che rende insensibili alle grida degli altri. “Le morti sono provocate da una logica securitaria dell’accoglienza. La gente muore perché continuiamo a costruire recinti intorno a noi”, afferma don La Magra. Il parroco apprezza molto l’iniziativa della presidenza della Cei di dedicare l’11 luglio, in tutte le parrocchie italiane, una preghiera speciale alle persone che “hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee”. “Questo gesto – dice – per noi è il segno che le persone che viaggiano e muoiono nel Mediterraneo devono stare nel cuore di tutta la nostra Chiesa. Come piccola parrocchia ci sentiremo meno soli”.