La comunicazione nelle famiglie adottive si è rivelata uno strumento fondamentale per promuovere la sintonizzazione tra genitori e figli. “Se informare i figli adottivi della loro storia gradualmente e nel rispetto delle fasi di sviluppo cognitivo ed emotivo è un diritto dei minori e un dovere dei genitori, occorre fare di più, ovvero prestare attenzione al ‘come’ e non solo al ‘cosa’ si comunica”: lo ha dichiarato Rosa Rosnati, psicologa dell’adozione dell’Università Cattolica, che ha curato l’organizzazione dell’edizione 2021 dell’International Conference on Adoption Research (Icar). “Un passaggio importante affinché i figli possano comprendere e integrare le informazioni nel proprio concetto di sé e nella propria storia di vita, perché riescano a connettere passato e presente e a mettere le basi per la costruzione del loro futuro”, ha aggiunto la psicologa dell’adozione.
Questa tematica è al centro della ricerca cross-national promossa dal Centro di Ateneo di studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica che coinvolge oltre l’Italia tre Paesi europei (Francia, Spagna e Norvegia) e che indaga l’adattamento e la qualità delle relazioni familiari e sociali, confrontando gli adolescenti (13 – 17 anni) adottati in questi Paesi. La ricerca è stata presentata nel corso della 7ª edizione dell’Icar conclusa ieri e quest’anno ospitata dal 6 al 9 luglio via web dal Centro di Ateneo.
Lo studio ha coinvolto in particolare 134 famiglie adottive (madre, padre e figlio adolescente), con l’obiettivo di verificare se e in che misura una comunicazione aperta possa promuovere il benessere dei figli e quali siano i fattori che possono contribuire a favorire il dialogo e il confronto all’interno delle famiglie anche su tematiche legate all’adozione.
Sono emerse interessanti differenze “generazionali”: i figli in generale riportano livelli inferiori di apertura comunicativa sia con la madre sia con il padre rispetto a quanto riportato dai genitori stessi. Madri e padri evidenziano un buon livello di accordo tra loro, mentre le percezioni tra genitori e figli, come spesso succede, non collimano. I genitori da parte loro forse sovrastimano il grado di apertura e di soddisfazione nella comunicazione con i figli rispetto a questioni legate alla loro storia adottiva, al loro passato, mentre i figli sono più critici e meno soddisfatti, non sempre si sentono del tutto capiti dai genitori e mostrano maggiori difficoltà nel condividere con i loro genitori adottivi i propri pensieri e sentimenti rispetto all’adozione.
È emerso, inoltre, che ad alti livelli di apertura comunicativa (così come viene percepita da tutti i membri della famiglia) corrispondono bassi livelli di problemi emotivo comportamentali. Infine, la ricerca ha evidenziato che la coesione familiare, ovvero la vicinanza emotiva, rappresenta una risorsa utile a creare un contesto che facilita l’apertura comunicativa tra genitori e figli.
Gli altri tre Paesi partner dello studio hanno concentrato la propria analisi sui problemi di salute degli adolescenti, sulla discriminazione e il bullismo, e sulla riuscita scolastica.