“Scelte che rientrino nell’esercizio dei diritti di libertà non possono essere oggetto di un minuto esame dell’autorità giudiziaria, con il rischio che si crei un tribunale delle coscienze per valutare il foro interno delle persone”. Non usa giri di parole Filippo Vari, costituzionalista e vice presidente del Centro studi Livatino. Nel suo intervento all’incontro sul Ddl Zan, promosso oggi al Senato dalle circa 70 associazioni no profit aderenti al network Polispropersona, il giurista avverte: “Il fine di estirpare la violenza, che ci deve vedere tutti uniti, non può tuttavia essere perseguito con i mezzi previsti dal disegno di legge Zan” che “possono confliggere per molti aspetti con la costituzione repubblicana”. “Tra gli aspetti più problematici della proposta di legge – spiega – sono stati richiamati la libertà di espressione del pensiero, la libertà religiosa e la libertà di educazione dei figli. Io aggiungerei anche la libertà della scienza e dell’insegnamento”. Nello specifico, Vari evidenzia come gli articoli 1, 2, 4 e 7 del provvedimento siano “in contrasto con la Costituzione e in particolare con gli articoli 21, 25, 9, 33, 30 e 7 della carta fondante la nostra Repubblica”. “Nelle democrazie liberali – conclude – il fine non giustifica i mezzi”.