“Ha senso cercare di combattere la violenza e la discriminazione identificando delle categorie protette?” A porre l’interrogativo è il sociologo Luca Ricolfi, intervenuto all’incontro odierno sul Ddl Zan promosso presso la sala Nassiriya del Senato dal network Polispropersona (70 associazioni no profit). “Questa strada – avverte Ricolfi – produce nuove discriminazioni. Il rischio è che, a forza di moltiplicare le minoranze protette, si creino nuove discriminazioni rispetto a chi non è protetto dall’ombrello di alcuna minoranza”. Ma c’è di più: “la lista delle minoranze meritevoli di attenzione è arbitraria e potenzialmente illimitata. Così facendo, anziché proteggere la persona e giudicare la gravità di un comportamento in base alle circostanze in cui avviene, noi forniamo scudi alla persona in funzione della sua appartenenza, dunque non tuteliamo una persona ma una categoria”. Con la conseguenza, conclude, di dare vita ad “una competizione vittimaria”.