“La promozione della cultura ‘gender’, che la legge Zan di fatto favorisce e nascostamente sostiene, oltre a essere un attentato alla libertà d’educazione, di pensiero e di opinione, colpisce la realtà centrale della famiglia, nella sua essenza di comunità generante e educante, e certamente non favorisce il sorgere e il crescere di nuove vite, che nascono dall’unione tra uomo e donna, e hanno bisogno di un contesto stabile di affetto, con l’identificazione chiara della figura paterna e materna”. Lo scrive il vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, nell’editoriale del giornale diocesano “il Ticino”. Il presule esprime preoccupazione per “una posizione di pensiero che dà per normale la dissociazione tra sesso e genere, assumendo implicitamente una precisa ideologia, con ricadute educative gravi soprattutto nei bambini e negli adolescenti”.
Un secondo punto considerato “critico” è “l’ampia discrezionalità che il testo attuale lascia nel distinguere tra libera manifestazione di pensiero e istigazione a condotte omo-transfobiche”: “Una volta divenuto legge – si chiede il vescovo – si potrebbe perseguire penalmente chi affermasse che presupposto delle nozze è la diversità di sesso tra coloro che vi convolano? Saremo ancora liberi di affermare che la famiglia, società naturale voluta da Dio, è fondata sul matrimonio, come unione tra un uomo e una donna? O che i figli hanno bisogno di un padre e di una madre, almeno in via ordinaria, per crescere serenamente? Che esiste una differenza sessuale inscritta obiettivamente nell’essere maschio e femmina, aperta alla procreazione?”.
Infine, “forte perplessità” è legata all’articolo 7 del testo, già approvato alla Camera dei deputati, che istituisce la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia e prevede la realizzazione d’incontri e iniziative che dovranno coinvolgere anche le scuole di ogni ordine e grado: “Non si fatica a immaginare che la Giornata possa diventare occasione per diffondere un certo tipo di pensiero su temi assai delicati, magari con l’ausilio di esponenti di una sola parte, senza preoccuparsi della posizione delle famiglie”.