Sono 6 le chiese cattoliche distrutte dalle fiamme in Canada negli ultimi dieci giorni. È di ieri mattina, 30 giugno, l’ultima notizia dell’incendio che ha devastato la storica chiesa di St. Jean Baptiste a Morinville (che si trova nella diocesi di St. Paul). La polizia sta indagando ma preoccupa la correlazione, almeno temporale, tra gli incendi e i ritrovamenti di tombe anonime a Kamloops, Marieval e Cranbrook.”Non potremo mai sostituire ciò che è stato perso qui oggi”, ha detto ieri sera in conferenza stampa il sindaco di Morinville Barry Turner. La Chiesa della città – risalente alla fine dell’800 – è praticamente rasa al suolo. Anche gli edifici vicini sono stati evacuati tra cui l’ex edificio del convento che ha subito danni da acqua e fumo. “Non posso descrivere la gamma di emozioni che tutti proviamo oggi”, dice il sindaco. “L’incredibile shock e la perdita sono travolgenti. Ognuno di noi ha bisogno di scavare in profondità e trovare quel seme di resilienza e forza che giace dentro di noi. Avremo bisogno l’uno dell’altro per sostenere noi stessi e la nostra comunità. Saremo forti insieme”. Nelle ultime due settimane erano già cinque le chiese incendiate: la St. Ann’s Church e la Chopaka Church distrutte a meno di un’ora l’una dall’altra nella Columbia Britannica; la “Sacred Heart Mission” nella Penticton Indian Band e la “St. Gregory Mission” nella Osoyoos Indian Band, entrambe a soli 100 chilometri dalla diocesi di Kamloops, dove sono stati ritrovati i resti di 215 bambini. Nella lista, compaiono anche una ex chiesa anglicana e una statua di Giovanni Paolo II imbrattata da vernice color rosso sangue davanti alla chiesa cattolica del Santo Rosario nella città di Edmonton. “Un pugno al cuore”, così l’arcivescovo di Edmonton, mons. Richard W. Smith, ha commentato in un video-messaggio l’incendio che ha devastato la chiesa di St. Jean Baptiste a Morinville. “Per 100 anni – aggiunge – la chiesa è stata luogo di culto per i suoi fedeli. Sono stati celebrati matrimoni e funerali. Tanti ricordi sono legati a questa chiesa. E tutto è stato distrutto dalle fiamme”. “Cosa sta dicendo Dio a tutti noi in questo particolare momento?”, si chiede l’arcivescovo. “Comprensibilmente le persone si stanno innervosendo, si stanno chiedendo se le nostre chiese siano sicure e cosa si deve fare per prevenire simili incidenti. Ma penso che dobbiamo essere guidati dalla prudenza e non dal panico”. L’appello è di “essere vigili” ma non cedere alla paura e ad avere fiducia nella stretta collaborazione tra la Chiesa cattolica e la polizia locale per la protezione delle chiese. “Dobbiamo però essere vigili anche ad un altro livello”, aggiunge l’arcivescovo. “Ed è quello di continuare e favorire le buone relazioni che esistono tra la Chiesa cattolica e i popoli nativi”. “Non dobbiamo permettere che quanto di tragico è avvenuto nel passato possa rovinare il bene che esiste ed è frutto di un lavoro di anni”. “Ci sono motivi per un futuro di speranza”. Il vescovo chiede poi di stare a fianco dei popoli indigeni per lo shock di quanto “stanno vivendo dopo la scoperta di queste tombe senza nomi nei siti delle ex scuole residenziali”. “Dobbiamo forse aspettarci altre scoperte simili nel futuro”, prevede il vescovo, aggiungendo che questo lavoro di ricerca è importante perché “anche noi vogliamo e cerchiamo la verità”. “Ma ogni scoperta porta con sé un dolore inimmaginabile alle persone indigene. Dobbiamo trovare modi per stare loro a fianco. Piangiamo con loro. Ci rammarichiamo con loro per queste scuole, per questi ritrovamenti che rappresentano per loro la riapertura di un grande trauma”.