“I familiari ci chiedevano di essere le loro voci, di tenergli la mano. Ogni parente è stato sereno quando ho potuto dire che ‘io c’ero’ durante le ultime fasi della vita”. Così Daniela Campani, medico responsabile della Fondazione diocesana Oda di Firenze, ha ricordato l’esperienza della pandemia durante il quinto webinar “Una crisi da non sprecare” promosso dal Servizio nazionale Cei per la pastorale delle persone con disabilità. “Accogliamo – ha spiegato – bambini, giovani, adolescenti e adulti con disabilità che non riescono a trovare una risposta ai loro bisogni in famiglie che spesso si sono frammentate. Con il Covid abbiamo toccato con mano una situazione ancora più difficile. Dall’inizio della pandemia, in pochissimi giorni 66 persone sono state colpite dal virus. Lì, ha avuto inizio la nostra notte. In quel periodo non si conosceva molto della malattia. Gli ospedali erano affollati. Molti di noi si sono trovati a vivere questa esperienza con poche armi a disposizione. Grazie al lavoro prezioso di alcune persone c’è stata un’attenzione ai nostri ospiti che ci è stata riconosciuta dai familiari di chi non ce l’ha fatta. Sono molto grata alle persone che hanno saputo lavorare in un periodo in cui non si sapeva molto. Mancava tutto: i presidi, i tamponi”. Campani ha ricordato anche quando ha deciso di rimanere nella struttura senza far ritorno a casa: “Questo ci ha consentito di dare il massimo. Fare squadra non è un modo di dire, ma è un aiutarsi nella situazione più estrema. Sono stati bravi gli operatori, ma anche gli ospiti. Se me lo avessero detto prima non ci avrei mai creduto. È come se avessero avvertito la nostra paura e trovato il modo di aiutarci”.