Nella storia centenaria dell’Università Cattolica “è possibile leggere chiaramente la benevolenza divina e l’amore privilegiato del Sacro Cuore che ha infiammato l’animo di tanti professori, alunni, personale tecnico amministrativo, divenuti protagonisti di una grande avventura educativa che continua a sorprendere e di cui non finiamo di stupirci”. Lo ha sottolineato quest’oggi mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, nel corso della celebrazione eucaristica per la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù.
La festa – ha osservato il vescovo – “celebrata nel contesto del centenario di vita del nostro Ateneo si riveste di significati particolari”. “In primo luogo – ha spiegato – di gratitudine per tutto quello che in questi cento anni di storia il Sacro Cuore ha saputo realizzare. Era infatti profonda convinzione dei fondatori e, ci auguriamo che lo sia anche per noi oggi, che il protagonista indiscusso di questa grande impresa fosse proprio il Sacro Cuore”. “La dedica a Lui di questa istituzione accademica non era considerata una pura intitolazione, per altro da molti non compresa e ritenuta non appropriata, ma la prima e fondamentale risorsa da cui tutto nasceva e a cui tutto doveva ispirarsi”, ha evidenziato mons. Giuliodori che ha poi voluto leggere quanto scrisse padre Agostino Gemelli nell’introduzione al libro di Imma Corsaro dedicato ad Armida Barelli poco dopo la sua morte sulla “battaglia vinta” su questa intitolazione “esclusivamente per il coraggio e per la fede” della Barelli. E ha voluto “fare memoria delle nostre radici spirituali e del coraggio che hanno avuto Pio XI e i fondatori nel non scendere a compromessi”. “Lo hanno fatto – ha osservato – perché hanno pensato all’avvenire dell’Ateneo, cioè anche a noi oggi. Siamo davvero grati di questa testimonianza che ci aiuta anche ad affrontare sfide certamente diverse ma non meno complesse come le verifiche Anvur o le negoziazioni per il Policlinico Gemelli all’interno del sistema sanitario nazionale senza rinunciare alla nostra identità e facendo valere ciò che ci contraddistingue”.