“Ci è chiesto di coltivare una conoscenza che non dimentichi mai la centralità dell’essere umano, la sua dignità, il suo valore, il suo destino soprannaturale; una conoscenza che affronti con grande fiducia unita ad attento discernimento le novità scientifiche e tecnologiche, dal digitale ai big data, dalle neuroscienze fino alla cibernetica; una conoscenza che non perda mai di vista il primato della carità e la necessità di provvedere in modo giusto e solidale alle necessità dei più bisognosi; una conoscenza che non abbia paura di riconoscere il primato di Dio e di rendergli gloria valorizzando i doni stupendi dell’intelligenza, gli insegnamenti della storia e l’impegno profetico per il presente e per il futuro”. Lo ha sottolineato quest’oggi mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, nel corso della celebrazione eucaristica per la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù.
Nell’omelia il vescovo ha ricordato che l’Ateneo “conta oggi 5 sedi, 12 Facoltà, 100 corsi di laurea, 45.000 studenti, il migliore ospedale d’Italia e una miriade di apprezzate iniziative accademiche, culturali ed educative”. “Tutti percorsi – ha proseguito – che ci auguriamo siano ispirati sempre da una sincera e appassionata ricerca delle verità ultime e del senso pieno della realtà”. “Ce lo chiedono anche l’incalzare degli eventi, come la pandemia e la ripresa, e l’impellente necessità di dare risposte a problemi e sfide che domandano soprattutto speranze certe e visioni coraggiose”, ha ammonito: “Sviluppare una conoscenza a servizio della verità, sia nel suo palesarsi nelle dinamiche esistenziali sia nel suo emergere dalla ricerca intellettiva e dall’apertura trascendente, è il compito più rilevante per chi ha una missione educativa e vuole contribuire davvero al cammino dell’umanità”.
Per mons. Giuliodori, “celebrare il Sacro Cuore significa essere ancora oggi, nello specifico della nostra missione accademica, espressione di una Chiesa che è chiamata ad illuminare le menti, orientare le coscienze, fornire le competenze utili a costruire il futuro”. “Siamo per molti versi – ha osservato – la frontiera avanzata di una comunità ecclesiale che non smette di cercare la verità, che alimenta la fraternità e il dialogo, che costruisce vie efficaci per la solidarietà e la pace tra i popoli, che alimenta nelle nuove generazioni speranze non illusorie ma concrete e operose”.