“È disumano essere talmente assorbiti dal lavoro da non trovare più il tempo per la preghiera. Nello stesso tempo, non è sana una preghiera che sia aliena dalla vita”. È il monito del Papa, che nell’udienza di oggi, svoltasi nel Cortile di San Damaso ha affermato: “Una preghiera che ci aliena dalla concretezza del vivere diventa spiritualismo, oppure peggio ritualismo”. “Nell’essere umano tutto è binario”, ha fatto notare Francesco: “il nostro corpo è simmetrico, abbiamo due braccia, due occhi, due mani… Così anche il lavoro e la preghiera sono complementari. La preghiera – che è il respiro di tutto – rimane come il sottofondo vitale del lavoro, anche nei momenti in cui non è esplicitata”. “Nel monachesimo cristiano – ha ricordato il Papa – è sempre stato tenuto in grande onore il lavoro, non solo per il dovere morale di provvedere a sé stessi e agli altri, ma anche per una sorta di equilibrio interiore: è rischioso per l’uomo coltivare un interesse talmente astratto da perdere il contatto con la realtà. Il lavoro ci aiuta a rimanere in contatto con la realtà. Le mani giunte del monaco portano i calli di chi impugna badile e zappa. Quando, nel Vangelo di Luca, Gesù dice a Santa Marta che la sola cosa veramente necessaria è ascoltare Dio, non vuol affatto disprezzare i molti servizi che lei stava compiendo con tanto impegno”. Lo stesso Gesù, dopo aver mostrato ai discepoli la sua gloria sul monte Tabor, “non volle prolungare quel momento di estasi, ma scese con loro dal monte e riprese il cammino quotidiano”, ha spiegato Francesco: “Perché quella esperienza doveva rimanere nei cuori come luce e forza della loro fede, anche una luce e forza per i giorni venturi, quelli della passione. Così, i tempi dedicati a stare con Dio ravvivano la fede, la quale ci aiuta nella concretezza del vivere, e la fede, a sua volta, alimenta la preghiera, senza interruzione. In questa circolarità fra fede, vita e preghiera, si mantiene acceso quel fuoco dell’amore cristiano che Dio si attende da ciascuno di noi”. “E ripetiamo la preghiera semplice e tanto bella da ripetere durante il giorno”, la conclusione a braccio dell’udienza, a proposito della preghiera del cuore che ha fatto da filo conduttore: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. “Dilla questa preghiera, continuamente, ti aiuterà nell’unione con Gesù”, l’invito a braccio rivolto a ciascuno di noi.