“La transizione ecologica presuppone un nuovo patto sociale, anche in Italia”. Parola dei vescovi italiani, che nel messaggio per la prossima Giornata del creato, in programma il 1° settembre, fanno notare che la transizione ecologica è insieme sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva, ma anche ecumenica e interreligiosa. È ispirata all’ecologia integrale e coinvolge i diversi livelli dell’esperienza sociale che sono tra loro interdipendenti: le organizzazioni mondiali e i singoli Stati, le aziende e i consumatori, i ricchi e i poveri, gli imprenditori e i lavoratori, le nuove e vecchie generazioni, le Chiese cristiane e le Confessioni religiose… Ciascuno deve sentirsi coinvolto in un progetto comune, perché avvertiamo come fallimentare l’idea che la società possa migliorare attraverso l’esclusiva ricerca dell’interesse individuale o di gruppo”. Per realizzare tale obiettivo, propone la Cei, occorre approfondire l’educazione alla responsabilità, per “un nuovo umanesimo che abbracci anche la cura della casa comune, coinvolgendo i molti soggetti impegnati nella sfida educativa”. Di qui la necessità di “ripensare profondamente l’antropologia, superando forme di antropocentrismo esclusivo e autoreferenziale, per riscoprire quel senso di interconnessione che trova espressione nell’ecologia integrale, in cui sono unite l’ecologia umana con l’ecologia ambientale”. Nello stesso tempo, per i vescovi italiani, è urgente “promuovere una società resiliente e sostenibile dove creazione di valore economico e creazione di lavoro siano perseguite attraverso politiche e strategie attente all’esposizione a rischi ambientali e sanitari”. La transizione ecologica, in altre parole, deve essere una “transizione giusta”, capace di valorizzare le “buone pratiche” che aprono la strada ad una “resilienza trasformativa”.