In occasione del rilancio della campagna “Riscriviamo il futuro” e del nuovo rapporto di ricerca, Save the Children ha elaborato il nuovo strumento “Abcd – Autovalutazione di base delle competenze digitali”, in collaborazione con il Centro di ricerca sull’educazione ai media all’innovazione e alla tecnologia (Cremit) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con Monica Pratesi del Dipartimento di Economia e management dell’Università di Pisa. L’obiettivo è stato quello di misurare l’assenza, da parte dei minori, delle competenze di base per ciascuna delle quattro dimensioni della povertà educativa digitale, quali: “apprendere per comprendere”, “apprendere per essere”, “per vivere assieme” e, infine, “per vivere una vita attiva e autonoma”.
Così come la povertà educativa è fortemente condizionata dalla povertà materiale, anche la povertà educativa digitale ne è una conseguenza diretta. Inoltre, “i bambini hanno minori probabilità di rispondere correttamente alla maggior parte delle domande del questionario Abcd, rispetto alle bambine”. Ad esempio, “il 22% dei tredicenni che hanno partecipato all’indagine pilota non è in grado di rispondere correttamente a più delle metà delle domande relative alla conoscenza degli strumenti e delle applicazioni, le loro caratteristiche e funzionalità, contro il 17% delle ragazze. Il divario si estende a circa 8 punti percentuali per le dimensioni relative alla capacità di creare e salvaguardare la propria identità digitale e comprendere conseguenze delle proprie azioni su se stessi e il proprio benessere, nonché quella di accedere ad una conoscenza vasta e globale e alle opportunità di partecipazione attiva nel mondo digitale, arrivando a ben 13 punti percentuali per la dimensione relativa alla comprensione e rispetto la diversità delle identità, degli stili di vita, delle culture altrui nel mondo digitale”.
La povertà educativa digitale non è soltanto associata alla presenza di strumenti digitali a casa, ma anche al loro utilizzo, in termini di ore. Maggiore è il tempo dedicato all’utilizzo degli strumenti digitali per fare i compiti, migliori sono i risultati in termini di competenze relative all’alfabetizzazione digitale di base. Al contrario, invece, minore è il tempo che i tredicenni impiegano per stare sui social o giocare online, maggiore il livello di competenze riguardanti l’uso consapevole dei nuovi media in relazione all’identità digitale, le implicazioni sociali, culturali ed etiche e le conseguenze delle proprie azioni online.