“Vi auguro di essere pastori con l’odore delle pecore, persone capaci di vivere, di ridere e di piangere con la vostra gente, in una parola di comunicare con essa”. È l’auspicio espresso ai sacerdoti del Convito San Luigi dei Francesi, ricevuti oggi in udienza. “A me preoccupa quando si fanno riflessioni, pensieri sul sacerdozio come se fosse una cosa di laboratorio. Non si può riflettere sul sacerdozio al di fuori del santo popolo di Dio. Il sacerdozio ministeriale è conseguenza del sacerdozio battesimale. Se voi pensate al sacerdozio isolato dal popolo di Dio, quello non è sacerdozio cattolico”. “Io vorrei essere un intellettuale”, la possibile richiesta: “Chiedi la riduzione allo stato laicale e fai l’intellettuale, ma se sei sacerdote sii pastore”, la risposta. “Ci sono tanti modi di farlo, ma sempre in mezzo al popolo di Dio”, ha precisato Francesco sempre a braccio, citando San Paolo e le parole dette dal Signore a Davide: “lo ti ho scelto da dietro al gregge”. “Non abbiate paura di osare, di rischiare, di andare avanti, perché tutto in Lui potete con Cristo che vi dà la gioia”, l’invito insieme a quello ad avere “orizzonti grandi, a sognare la Chiesa tutta al servizio di un mondo più fraterno e solidale”. “E con la gioia va insieme il senso dell’umorismo”, ha proseguito il Papa fuori testo: “ Un prete che non abbia senso dell’umorismo non piace, qualcosa non va. Quei grandi preti che ridono degli altri, di se stessi e anche della propria ombra… L’umorismo è una delle caratteristiche della santità, come ho segnalato nell’enciclica sulla santità”. Infine, “la riconoscenza al Signore per quello che siete, gli uni per gli altri, con i vostri limiti, le vostre fragilità, le vostre tribolazioni. La riconoscenza è sempre un’arma potente che ci permette tenere accesa la fiamma della speranza nei momenti di scoraggiamento, di solitudine, di prova”.