Una giornata di grazia. La comunità di Chiavenna in primis, e con lei l’intera diocesi di Como e la Chiesa tutta hanno vissuto ieri, domenica 6 giugno, con raccoglimento e trasporto, la beatificazione di suor Maria Laura Mainetti. Sin dalle prime ore del mattino sulla città è soffiato lo spirito vivo della religiosa, figlia della Croce, uccisa a Chiavenna 21 anni fa da tre giovani, allora minorenni, al termine di un rito satanico. Il luogo del martirio in via Poiatengo, così come la sua tomba, nella centrale collegiata di San Lorenzo, sono stati meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli per tutta la giornata. A mezzogiorno il vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, e il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, si sono ritrovati insieme ai giornalisti al Cineteatro Vittoria per ascoltare l’angelus in cui Papa Francesco, ricordando la figura di suor Mainetti, ha detto: “Suor Maria Laura ci lascia il suo programma di vita: fare ogni piccola cosa con fede, amore ed entusiasmo”. La festa è proseguita allo stadio comunale dove, fin dalle prime ore del pomeriggio, si sono radunati i fedeli provenienti da tutta la diocesi di Como. Tutti pieni i circa duemila e cinquecento posti predisposti nel rispetto delle normative per la prevenzione del Covid-19. Tra loro anche un pellegrino speciale, Stefano Mainetti, nipote di suor Maria Laura. “C’è gioia, aria di festa – spiega – un momento in cui è bello abbandonarsi a questa festa. Di mia zia ho tanti ricordi personali, ma è ancor più commovente per me vedere quello che ha lasciato negli altri, i riscontri e le testimonianze emerse dopo la sua morte”. Per il sindaco di Chiavenna, Luca della Bitta, “si tratta di un giorno straordinario di festa non solo per la comunità religiosa, ma anche per quella civile, una pagina di storia di cui siamo orgogliosi”. “Suor Maria Laura è una beata un po’ diversa dagli altri – ha proseguito – perché la sua storia si intreccia ancora con le vite di tante persone che l’hanno conosciuta e la ricordano e questo la rende viva ogni giorno. Oggi la sua figura ci richiama ad una particolare attenzione per i giovani che lei tanto amava, perché è su di loro che bisogna scommettere per il futuro”. Numerosa anche le Figlie della Croce arrivate da diverse comunità italiane, dalla Francia e dalla Spagna. Durante il rito di beatificazione sull’altare è stata portata una teca contenente una pietra macchiata con il sangue della nuova beata. Segno di una vita donata perché, come ha ricordato la postulatrice Francesca Consolini: “Lei è andata incontro a questo sacrificio”.