Sabato 5 giugno una rappresentanza del Progetto Policoro, accompagnata dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, sarà ricevuta in udienza da Papa Francesco. Saranno presenti giovani provenienti dalle diverse regioni italiane e adulti che, a vario titolo, sono impegnati nel percorso formativo promosso dalla Chiesa italiana attraverso l’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas Italiana.
L’occasione è data dal 25° anniversario del Progetto Policoro, nato dopo il Convegno ecclesiale di Palermo del 1995 dall’intuizione di don Mario Operti, prete torinese, capace di convogliare intorno all’iniziativa le migliori energie della Chiesa nel Sud Italia. Obiettivo: far sì che giovani formati dal punto di vista spirituale, economico e culturale si potessero mettere al servizio di altri giovani desiderosi di intraprendere un’attività lavorativa. Attualmente sono coinvolte circa 130 diocesi, con quasi 180 animatori di comunità, con il supporto di alcune associazioni, dette filiere.
In 25 anni di attività, sono nati più di quattrocento “gesti concreti”, ossia imprese, “partite Iva”, cooperative, attività commerciali che rappresentano un segno di speranza, soprattutto nelle aree interne oppure in luoghi segnati da una grave crisi lavorativa. La realizzazione di molti progetti lavorativi, inoltre, è stata resa possibile grazie allo strumento del microcredito, promosso da diverse diocesi nell’ambito del Progetto.
“Pur non essendo risolutivo del problema lavoro nel nostro Paese, il Progetto Policoro – spiegano i promotori – ha il merito di operare una trasformazione a livello culturale: non è scontato, infatti, che si trovi qualcuno che offra possibilità di dare gambe ai sogni dei giovani, come quello di dar vita a una cooperativa sociale per disabili, di aprire una pizzeria o un negozio, di avviare un laboratorio grafico, d’intraprendere un progetto di agricoltura sostenibile, di creare un parco culturale ecclesiale o di proporre un’agenzia turistica che valorizzi la storia e i beni culturali presenti sul territorio”.
La formazione dei giovani prevede un monte ore dedicato all’economia, cui si affiancano momenti di spiritualità e di ascolto della Parola di Dio. Non mancano occasioni per approfondire la dottrina sociale della Chiesa, per confrontarsi con esempi d’impresa sostenibile, per studiare le risorse del territorio, per scambiarsi idee. “In questo modo – continuano i promotori del Progetto – si opera gradualmente un cambio di paradigma: si crea lavoro dal basso coltivando un’idea. Solidarietà e sussidiarietà si coniugano insieme”.
La ricaduta sul territorio non è solo in termini di “gesti concreti” generati, ma anche d’impegno formativo verso altri giovani. “L’esito culturale – concludono i promotori – non va trascurato. Quando un giovane prende in mano la propria vita e ne fa un capolavoro, l’obiettivo è raggiunto”.