“Per il secondo anno di seguito, a causa della pandemia, offriamo al Signore un pane e un vino particolarmente densi di umanità”. Così mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, nell’omelia della messa solenne del Corpus Domini presieduta ieri nella chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita, a Modena, concelebrata dal clero diocesano e svoltasi senza la tradizionale processione a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia. “Il pane si carica dei tanti germi di generosità espressi da un esercito silenzioso di persone che hanno saputo farsi prossime ai più deboli e fragili, anche nelle nostre parrocchie, anche tra di noi – ha sottolineato il presule, come riferisce un comunicato diffuso oggi –. Il vino si carica dei tanti dolori che hanno colpito le nostre famiglie, gli anziani, i lavoratori, gli adolescenti, i bambini. Nel pane le gioie, nel vino le sofferenze: i due volti dell’amore; nel pane le risorse, nel vino le fatiche; nel pane i legami riusciti, nel vino i legami feriti”. Tutta la nostra vita quotidiana, “nelle sue esperienze gratificanti e in quelle fallimentari; tutta la nostra esistenza, senza esclusione, entra in quel pane e in quel vino e attende dal Signore di essere salvata – ha affermato ancora Castellucci –. Se non fosse lui, con il suo corpo e il suo sangue, ad investire i nostri doni, ad assumerli e trasformarli, le nostre offerte resterebbero tentativi infruttuosi e deprimenti. Solo lui può dare senso pieno al nostro lavoro, alla vita domestica, alle relazioni, alle gioie, agli affanni”. Di qui il richiamo ad alcune parole di Madre Teresa di Calcutta: “È l’eucaristia che mi dà la forza per servire i poveri e chinarmi con amore sulle loro piaghe”.