“Sarebbe sbagliato prendere spunto da questa drammatica vicenda casertana per formulare giudizi di generalizzata censura nei confronti dell’intero corpo della polizia penitenziaria, i cui componenti in larga maggioranza sono invece soliti operare nel rispetto delle leggi, con dedizione al lavoro e spirito di sacrificio; sottoponendosi spesso per di più, anche a causa di carenze o mancate coperture di posti in organico, a turni stressanti che producono a loro volta usura fisica e disagi psicologici di varia natura”. Lo sottolinea, in una nota diffusa oggi pomeriggio, la Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà. Ed “è giusto, altresì, dare in questo momento atto agli agenti e al restante personale penitenziario di avere molto contribuito, con competenza e scrupolo, a fronteggiare l’emergenza sanitaria, così impedendo una diffusione di contagi intramurari che avrebbe altrimenti potuto assumere proporzioni assai allarmanti”.
“Piuttosto che occasione di una ingiustificata e ingenerosa critica a tutto campo, quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dovrebbe, allora, costituire motivo di una rinnovata attenzione politico-istituzionale verso l’intero pianeta-carcere. Ciò ad un duplice, auspicabile scopo – prosegue la Conferenza -. Da un lato, per promuovere quelle iniziative e realizzare quegli interventi che appaiono da tempo necessari per riorganizzare e rendere più moderna ed efficiente l’amministrazione penitenziaria; e, dall’altro, per riprendere il cammino delle riforme, la cui interruzione ha finito con il provocare non solo una situazione di stallo, ma anche una delusione di aspettative foriera, a sua volta, di effetti ulteriormente pregiudizievoli nell’esperienza quotidiana di quanti vivono il carcere da reclusi, o vi espletano a vario titolo attività funzionali”. Sarebbe, in verità, “coerente” con gli obiettivi di fondo perseguiti con la riforma della giustizia oggi in discussione “concepire una prosecuzione del programma riformistico mirante, in una fase immediatamente successiva a quella della riforma del processo e della prescrizione, a ridurre le distanze tra il carcere così com’è e il carcere così come dovrebbe essere alla luce della Costituzione”. “Una prospettiva di avvicinamento – conclude la Conferenza dei Garanti territoriali – tra essere e dover essere, questa, che certamente sta molto a cuore all’attuale guardasigilli, mostratasi anche nella sua veste di costituzionalista ed ex presidente della Consulta attenta al tema dei diritti fondamentali, culturalmente sensibile alla più ampia valorizzazione dei paradigmi della rieducazione e della riparazione quali criteri ispiratori di un sistema sanzionatorio conforme allo spirito del nostro tempo”.