Si svolgerà dal 17 al 20 dicembre la visita che una Delegazione dei popoli indigeni del Canada farà in Vaticano. Parteciperanno tre distinti gruppi di delegati, First Nations, Métis e Inuit, e ciascuno avrà un incontro personale con Papa Francesco. Poi il 20 dicembre saranno ricevuti tutti in un’udienza finale dal Santo Padre. Lo ha annunciato ieri con un comunicato la Conferenza episcopale canadese. “Papa Francesco – scrivono i vescovi – è profondamente impegnato ad ascoltare direttamente i popoli indigeni, per esprimere la sua sentita vicinanza e discutere dell’impatto della colonizzazione e del ruolo della Chiesa nel sistema scolastico residenziale, nella speranza di rispondere alle sofferenze dei popoli indigeni e agli effetti tuttora in corso del trauma intergenerazionale”. I vescovi del Canada esprimono quindi la loro profonda gratitudine per “lo spirito di apertura del Santo Padre” che ha voluto “generosamente incontrarsi personalmente con ciascuno dei tre distinti gruppi di delegati – First Nations, Métis e Inuit – nonché in un’udienza finale con tutti i delegati insieme il 20 dicembre 2021”. Alla “visita pastorale” – così viene chiamata nel comunicato canadese – parteciperà un gruppo eterogeneo di “anziani/conservatori della conoscenza” (“Elders/Knowledge Keepers”), sopravvissuti alle scuole residenziali e giovani provenienti da tutto il Paese, accompagnati da un piccolo gruppo di vescovi e leader indigeni. La pianificazione della visita è in corso e ulteriori dettagli saranno annunciati non appena disponibili. “I vescovi del Canada – si legge ancora nella nota – riaffermano la loro sincera speranza che questi prossimi incontri portino a un futuro condiviso di pace e armonia tra i popoli indigeni e la Chiesa cattolica in Canada”. In un comunicato diffuso il 10 giugno, i vescovi avevano annunciato il viaggio a Roma di una delegazione, ricordando anche che è da “oltre due anni”, “sia a livello locale che nazionale, e bilateralmente con le organizzazioni nazionali First Nations, Métis e Inuit”, che i vescovi stanno lavorando alla realizzazione di questo viaggio. La pandemia globale causata dal Covid-19 ha purtroppo bloccato il progetto.
Nell’ultimo mese, il Canada è stato travolto da un’ondata di indignazione per il ritrovamento dei resti di 215 bambini, nella Kamloops Indian Residential School e subito dopo di altri 751 corpi ritrovati in tombe senza nome nell’area di un’altra ex scuola residenziale di Marieval nella provincia di Saskatchewan, a circa 150 chilometri dalla città di Regina. È poi di questi ultimi giorni la notizia di chiese cattoliche incendiate nelle riserve indiane e di una statua di Giovanni Paolo II imbrattata con vernice color sangue.
Dopo l’Angelus del 6 giugno, Papa Francesco ha chiesto una preghiera in silenzio, per i bambini ritrovati morti e in quell’occasione disse: “Questi momenti difficili rappresentano un forte richiamo per tutti noi per allontanarci dal modello colonizzatore e anche delle colonizzazioni ideologiche di oggi e camminare fianco a fianco nel dialogo e nel rispetto reciproco e nel riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutte le figlie e i figli del Canada”. Più volte e in una dichiarazione rilasciata il 21 giugno, per la “Giornata nazionale dei popoli indigeni del Canada”, il premier canadese Justin Trudeau ha chiesto alla Chiesa cattolica di assumersi la responsabilità per quanto accaduto nel passato. “Il governo del Canada continua a chiedere alla Chiesa cattolica di presentare scuse formali alle popolazioni indigene per l’impatto che hanno subito dal sistema scolastico residenziale. Assumersi la responsabilità è uno degli ‘Appelli all’Azione’ formulati dalla Commissione per la verità e la riconciliazione ed è un passo essenziale per far avanzare la verità e la riconciliazione in Canada”.