La nascita di un Sistema unico di accoglienza e integrazione delle persone migranti (Sai) che allinea i Cas e i Siproimi, come descritto nella legge 173/2020, “è un passo in avanti di miglioramento”. Va però “integrato in modo strutturale nel sistema di welfare nazionale e locale. Inoltre, è opportuno che vi sia un organismo istituzionale a cui il sistema di accoglienza faccia capo, evitando così l’attuale spezzettamento delle competenze. Questo organismo dovrebbe essere all’interno del ministero del Lavoro e delle politiche sociali”. Queste le richieste avanzate dal Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), che ha presentato oggi il dossier “Verso un nuovo sistema di accoglienza delle persone migranti. L’analisi e le proposte del Cnca”. Il dossier ricostruisce lo sviluppo e le caratteristiche del sistema pubblico di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, nato venti anni fa, con dati sugli arrivi delle persone migranti in Italia, i posti disponibili e le persone accolte dal sistema di accoglienza, le domande di asilo, le organizzazioni del Cnca coinvolte nell’accoglienza. Inoltre, presenta una analisi del Sai e diverse proposte rivolte alle istituzioni affinché il sistema sia più inclusivo ed efficace. Tra le proposte viene chiesta “la revisione del Testo unico sull’immigrazione, il cui impianto complessivo rappresenta uno degli ostacoli al governo del fenomeno e dei processi di inclusione sociale”. Il Cnca evidenzia anche “i tanti problemi che gli enti gestori devono affrontare per la farraginosità delle prassi che riguardano la rendicontazione dei servizi” e chiede “una decisa azione di semplificazione e digitalizzazione amministrative”. Il 31 agosto scorso, nelle organizzazioni aderenti al Cnca erano presenti 2.753 persone migranti, pari al 3,3% del totale dei migranti accolti nel Paese. È una presenza rilevante soprattutto nell’accoglienza dei minorenni stranieri soli (316, pari al 6,1% del totale), più ridotta in percentuale nel Siproimi (972, pari al 4,2% del totale) e tra le strutture di prima accoglienza dove, con 1.465 persone prese in carico, il Cnca vale il 2,4% del totale degli accolti. Per quanto riguarda la distribuzione: il 77% delle persone straniere è nelle strutture al Nord, il 12% al Centro, l’11% al Sud.