“La decisione di cambiare la Costituzione non va presa in mezzo ad una crisi politica in cui è difficile trovare un consenso diffuso per uscire da essa. Continuare a insistere spingerà il Paese in una crisi ancora più profonda. L’attuale situazione sociale e politica, caratterizzata da divisioni, diffidenze e violenze di ogni genere, non è affatto favorevole a un progetto di tale portata, che ha come condizione la messa in comune di tutte le forze vitali della Nazione. Abbandonare il progetto referendario sarebbe dunque la saggia decisione del momento”. Con queste parole, la Conferenza episcopale haitiana (Ceh) si rivolge al presidente Jovenel Moise, che ha convocato per il 27 giugno un referendum per modificare la Costituzione del Paese. Una scelta presa in modo unilaterale, assieme a quella di rinviare a settembre le elezioni presidenziali e di accorparle a quelle legislative. Le scelte del presidente non hanno il sostegno della comunità internazionale, in particolare dell’Onu e dell’Organizzazione degli Stati americani.
Scrivono i vescovi: “In questi tempi difficili della storia del nostro popolo, il grido straziante delle nostre sorelle e dei nostri fratelli trova un’eco vibrante nei nostri cuori di vescovi, pastori del popolo di Dio. Queste grida sono provocate dalla sofferenza causata da mali terribili, quali il moltiplicarsi di bande armate fino ai denti, che agiscono al di sopra della legge e impongono i loro diktat, la violenza in tutte le sue forme, i rapimenti, l’insicurezza che impedisce la libera circolazione sul territorio nazionale, la criminalità, l’impunità, l’instabilità politica, il deterioramento delle istituzioni statali, l’alto costo della vita, la recrudescenza del Covid-19”.
In un clima socio-politico ed economico “così deleterio, prosegue la nota, “invitiamo i leader politici a evitare di caricare sulle spalle del popolo pesanti fardelli che avranno le conseguenze di rallentare o addirittura bloccare il progresso verso il pieno sviluppo. Tra questi pesi citiamo, tra gli altri, la volontà di dotare a tutti i costi il Paese di una nuova Costituzione mediante referendum”.
Il popolo haitiano attende di vedere il Paese uscire dalla povertà, dall’insicurezza, dall’instabilità e dall’illegalità cronica. Di conseguenza, “lavorare per la pace e per un cambiamento fondamentale è un impulso per tutti noi e deve essere fatto ora”. In conclusione pongono una domanda fondamentale per tutti: “Come farlo senza prima accettarsi come fratelli e sorelle, figli e figlie di una stessa nazione, senza rilanciare il corso democratico che permetta al popolo di scegliere i propri leader legittimi attraverso canali elettorali liberi e trasparenti?”.