I nuovi Orientamenti pastorali sugli sfollati climatici, presentati lo scorso marzo a cura della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, “sono un ulteriore tassello aggiunto per la comprensione e conseguente cura pastorale di una componente del complesso mondo delle migrazioni, quella degli sfollati climatici”, sostiene p. Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli (Jesuit Refugee Service – Italia) di Roma, dalle colonne del numero 4.103 de La Civiltà Cattolica, in uscita sabato 5 giugno e anticipato come di consueto al Sir. Il documento, spiega l’autore dell’articolo, “sotto forma di opuscolo, con la prefazione di papa Francesco, dopo un primo capitolo nel quale vengono delineati in modo generale la crisi climatica e il suo legame con lo sfollamento di persone, passa, nei nove punti successivi, a tratteggiarne le sfide pastorali e le eventuali risposte percorribili”. L’alternativa, come ricorda il Pontefice, “comincia dal nostro sguardo sulla realtà”. Occorre anzitutto riconoscere che “esiste una crisi climatica in atto”, e malgrado gli allarmi lanciati a Ginevra (1979), Rio (1992), Kyoto (1997) e Parigi 2015) “il cammino da compiere è ancora lungo”. Ma questa crisi ha una ricaduta sulle persone, spesso sulle più vulnerabili, e ha “dei legami anche con lo sfollamento” perché è causa di flussi migratori. “Non possiamo trascurare questo problema – ammonisce il direttore del Centro Astalli, ma non possiamo neppure trattarlo solo a parole”. Occorre “cogliere il volto umano della crisi climatica”, pensare ad “alternative possibili” oppure all’accompagnamento di questi sfollati, alla loro “inclusione e integrazione”, ad “influenzare i processi decisionali e cooperare in quelli strategici”. Occorre, infine , sviluppare “una particolare attenzione pastorale, capace di rispondere alle diverse esigenze dei cattolici e anche di coloro che appartengono ad altre religioni e credenze”.