Colombia: attesa per rimozione blocchi stradali. Il Governo autorizza la Cidh a entrare nel Paese a partire dal 7 giugno

È ancora presto per capire se l’appello del Comitato nazionale dello sciopero a rimuovere i blocchi stradali abbia sortito l’effetto sperato per aprire una nuova pagina in Colombia, all’insegna del dialogo, dopo oltre un mese di proteste. Anche nelle giornate di lunedì e di ieri non sono mancate manifestazioni in diverse città, mentre c’è attenzione per quanto accadrà a Cali, città simbolo del mese di proteste: alcuni blocchi sono stati tolti anche per la mediazione del sindaco Ospina, mentre spicca il ruolo dell’arcivescovo, mons. Dario Monsalve, che in un’intervista televisiva ha detto tra l’altro: “Quella che stanno generando è una cultura della paura. Vogliono continuare a controllare la società attraverso la paura. Le persone si stanno già ribellando contro di essa. Questa ribellione è sana, ma che non sia violenta”. Ha proseguito l’arcivescovo: “Questo sciopero non ha relazione con alcun politico che aspiri alle presidenziali del 2022. Questo sciopero sta richiamando l’attenzione sulla realtà insopportabile dell’esclusione, degli attentati alla vita. Mi spaventa pensare che le persone che sono in campagna elettorale stiano pensando a una sorta di ping-pong quotidiano tra loro, ma non stiano pensando a questa tragedia che si sta vivendo. Cali può diventare la prima città del continente americano dove viene trasportato un teatro di operazioni militari tra Governo e paramilitari”.
Intanto, un punto fermo è stato messo con il via libera del Governo all’ingresso nel Paese, a partire dal 7 giugno, degli osservatori della Commissione interamericana per i diritti umani, dopo l’iniziale diniego. “In varie occasioni la magistrata panamense Esmeralda de Troitiño, commissaria Cidh, aveva risposto ai vari report diffusi dall’Osservatorio delle realtà sociali dell’arcidiocesi di Cali e da ong italiane. Ora il suo arrivo a Bogotá – commenta al Sir Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani – accende le speranze dopo notti di terrore, abusi sistematici, 3mila abusi della polizia, gas lanciati nei condomini e casi gravissimi come Daniel Steven Sánchez, sedicenne portato via in un blindato, il cui corpo bruciato è stato ritrovato qualche giorno dopo”.
Secondo il gesuita Alejandro Angulo, tra i fondatori dell’istituto Cinep, centro studi sulla pace della Compagnia di Gesù, l’ingresso della Cidh nel Paese “sarebbe un fattore dissuasivo in un contesto in cui assistiamo a una violenza di Stato ‘travolgente’, che avviene in uno scenario di crescente impunità in cui gli organi di controllo sono inoperanti”. Gli interventi della Cidh sono necessari quando le autorità statali non hanno avuto la capacità o la volontà di garantire i diritti umani, fermare le violazioni e fare giustizia”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa