“Consumare la suola delle scarpe” è il titolo del libro-intervista di Fabio Zavattaro a mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, di cui ricorre domani il 25° anniversario di ordinazione episcopale. Distribuito da San Paolo edizioni, è una storia di vita, in cui a farla da padrone è l’affidarsi, anche quando i piani di Dio sono diversi dai propri. “Andresti volentieri in Brasile? Quello che mi ha conquistato è stato quel ‘volentieri’. Non una scelta imposta ma l’espressione di una libertà del cuore. D’impeto gli dissi di sì perché in passato, quando don Giussani mi aveva chiesto una cosa era stato per la mia crescita e mi era andata bene. Noi non cresciamo per conquista – diceva – ma rispondendo alle domande della Chiesa”. Spiega così, mons. Santoro, il suo sì nel sì, nato all’interno del percorso in Comunione e Liberazione. Il 15 ottobre del 1984, a 36 anni, sacerdote dal 1972, partì alla volta del Brasile come missionario fidei donum. Il viaggio da Roma fu un saluto d’amore, con un aereo di linea circondato in pista da centinaia di giovani, come ai tempi accadeva alle rockstar, gli fece notare l’incredulo pilota. “La mia missione è iniziata così, senza aver detto una sola parola, semplicemente con la presenza dei miei amici”. Dall’esperienza accanto ai ragazzi, la vera “emergenza dei nostri tempi è quella educativa (…) il malessere che accompagna i giovani sembra assomigliarsi molto sia a Milano che a Seul, quel desiderio di gettare la spugna incolpando un destino avverso senza prendere in mano le redini della propria vita”, ai racconti delle notti nelle favelas e degli incontri con i popoli indigeni dell’Amazzonia “loro sanno cosa vuol dire ascoltare la terra, toccarla con rispetto. Loro quotidianamente ascoltano il grido di dolore per lo sfruttamento devastante a cui è sottoposta”, fino alle Conferenze dell’episcopato latinoamericano con gli incontri a Santo Domingo, nell’ottobre 1992, presente Giovanni Paolo II e Aparecida, maggio 2007, con i lavori aperti da Papa Benedetto XVI e segretario della Commissione di redazione l’allora arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio, poi divenuto pontefice. Nominato vescovo ausiliario di Rio de Janeiro e ordinato il 29 giugno del 1996, mons. Santoro dal 2004 ha retto come pastore la diocesi brasiliana di Petropolis, per poi tornare in Italia come vescovo dell’arcidiocesi di Taranto, il 21 novembre 2011, con ingresso solenne il 5 gennaio 2012. Dal Brasile a Taranto, simbolo italiano delle contraddizioni di una società che privilegia il profitto sulla vita, con la lotta tra diritto alla salute e diritto al lavoro. Nel volume intervista con Fabio Zavattaro, c’è spazio anche per questo: l’incontro con gli operai dell’Ilva, con i malati di cancro, con i detenuti del carcere di Taranto, il più popoloso d’Italia, un altro triste primato. Il libro guarda anche al futuro, con la Settimana Sociale dei Cattolici italiani, che si svolgerà proprio a Taranto dal 21 al 24 ottobre prossimi, sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro #tuttoèconnesso”. “Taranto – spiega mons. Santoro – deve diventare laboratorio privilegiato di lettura dell’enciclica Laudato si’. Avverto il bisogno per la città, che cerca di fronteggiare il presente come può, rispetto a un sistema industriale che sembra implodere in continuazione, di dare una lettura vera sul passato e un progetto per il futuro”.