La breve sessione plenaria del Parlamento europeo che si è svolta il 23-24 giugno a Bruxelles è da ricordare per l’approvazione della legge Ue sul clima, che rende vincolante l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. L’elemento più eclatante è che l’obiettivo dell’Ue per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 è stato innalzato dal 40% ad almeno il 55%, rispetto ai livelli del 1990. Ora la Commissione europea presenterà proposte di modifica ad alcune normative Ue per riorientarle a quell’obiettivo, così come una nuova direttiva sull’uso dei suoli sulla capacità di assorbimento delle foreste Ue, con cui la riduzione potenziale delle emissioni aumenterebbe al 57%. Entro il 30 settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione valuterà i progressi fatti da tutti i Paesi dell’Ue, verso l’obiettivo della neutralità climatica. Sarà anche istituito un Comitato consultivo scientifico europeo sul cambiamento climatico per monitorare i progressi e valutare se la politica europea è coerente con questi obiettivi. In realtà gli eurodeputati verdi non hanno appoggiato la legge perché, a loro detta, “insufficiente” per rispondere alle sfide. Sempre in tema clima è stato approvato lo strumento di prestito del settore pubblico (Public sector loan facility) per le regioni più colpite dalla transizione: 1,5 miliardi di euro in sovvenzioni dal bilancio Ue e 10 miliardi di euro in prestiti della Banca europea per gli investimenti a disposizione delle regioni che dipendono dall’industria ad alta intensità di carbonio nella transizione verso la neutralità climatica.
Poi c’è stato l’ok definitivo al nuovo “pacchetto coesione” da 343 miliardi di euro, che dovrebbe aiutare a semplificare le procedure, rendere più efficaci gli investimenti e allinearli alla transizione delle regioni verso un’Europa a neutralità climatica. È stata approvata anche una controversa risoluzione che invita i Paesi Ue a proteggere e migliorare la salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne. In plenaria è intervenuto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha fatto tanti complimenti all’Europa ma le ha anche ricordato che “bisogna proteggere i diritti umani delle persone vulnerabili anche in Europa, a prescindere da dove arrivino”. Dall’emiciclo è uscita anche la richiesta che il Consiglio continui ad accompagnare il cammino della Bosnia-Erzegovina. Appuntamento per una nuova sessione il 5 luglio prossimo a Strasburgo, ultima prima della pausa estiva.