L’immagine della statua della Nostra Signora del Libano posta sulla collina di Harissa, la cui sagoma si fonde con la raffigurazione stilizzata di un cedro del Libano, albero simbolo del Paese, con alla base un tratto rosso che evoca il colore della bandiera libanese e il sole, raffigurato da un cerchio giallo che fa da sfondo al capo dell’immagine mariana che indica la luce, il calore, la disponibilità ad accogliere e operare per la speranza del Libano. È questo il logo scelto per la Giornata di riflessione e di preghiera per il Libano – che si terrà in Vaticano il prossimo 1° luglio con la partecipazione dei principali responsabili delle comunità cristiane presenti nel Paese – presentata oggi in Vaticano. La statua della Beata Vergine ha le mani aperte rivolte verso il mar Mediterraneo e la capitale Beirut per accogliere le speranze non solo dei cristiani del Patriarcato maronita, ma anche dei cristiani ortodossi e dei musulmani. La devozione mariana della tradizione associa alla figura della Madre di Dio molti dei numerosi riferimenti biblici al Libano: la sposa del Cantico dei Cantici “viene dal Libano”; è associata al “cedro del Libano”; le sue vesti emanano il “profumo del Libano”. In particolare, nella preghiera delle Litanie lauretane i libanesi invocano la Tutta Santa proprio con il titolo di “Cedro del Libano”. Il tratto rosso indica la caratteristica torre che fa da basamento alla statua bronzea e richiama “il sangue puro versato per il conseguimento della liberazione: l’unità del popolo”. Infine il sole, il cerchio giallo che indica la speranza nel futuro come recita un verso del poeta e scrittore Gibran, “oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta, e che sia un’alba di pace per tutti”.