Diocesi: Aosta, la “missione nella missione” di due sacerdoti in montagna

Essere sacerdoti in montagna è una missione nella missione. Lo testimoniano don Andrea Marcoz e don Alessandro Valerioti, che condividono la casa canonica di Châtillon. Le loro parrocchie sono in quattro paesi non lontani ma difficili da raggiungere, a causa delle strade strette e dell’altitudine.
Classe 1989, don Alessandro è stato ordinato sacerdote nel settembre 2020 quando l’emergenza sanitaria era già conclamata. Prima di diventare sacerdote era cuoco nel ristorante di famiglia a La Salle, ai piedi del Monte Bianco. Con una formazione specifica, acquisita all’Ipra di Chatillon, e cinque anni di esperienza, come cuoco e aiuto anche in altri ristoranti della zona, sembrava che il suo futuro fosse tra pentole e fornelli. Ma, come diceva santa Teresa D’Avila, “anche tra le pentole, c’è Dio”. Poi, nel 2013, la chiamata che, dopo 7 anni di seminario, si è concretizzata nel sacerdozio. Ma la passione per la cucina è rimasta inalterata e don Alessandro la coltiva cucinando per tutti in canonica e facendo la spesa al mercato, dove spesso incontra i suoi parrocchiani e si ferma con loro per un saluto. Dal giorno dell’ordinazione, affianca don Andrea alla guida delle quattro parrocchie di Chatillon, Emarèse, Pontey e Saint Germain. Non ha mai celebrato una messa senza mascherina ed è stato in prima linea durante la pandemia assieme all’altro sacerdote, come racconta nel corto dal titolo “Un grido di futuro” filmato della serie sulle vite e sulla missione dei sacerdoti, disponibile sul canale You Tube “Insieme ai sacerdoti”.
Don Andrea, 46 anni, sacerdote da 19 anni, è cappellano della Polizia di Stato e insegnante di religione presso l’Institut Agricole Régional di Aosta. Originario di Saint Rhemy en Bosses, è parroco di quattro parrocchie nella vallata di Chatillon. Molto amato dai parrocchiani, è considerato un prete deciso che dà fiducia ai giovani e agli adulti, presenti nella vita parrocchiale. “Credo che il futuro delle nostre chiese sia nelle relazioni, sia nel saper costruire relazioni umane con le persone che abbiamo – sottolinea don Andrea Marcoz a Sovvenire, il trimestrale di informazione sul sostegno economico alla Chiesa -. Non usarle ma coinvolgerle in un cammino che si sta cercando di fare. La messa è l’incontro con le persone; su a Emarése in questo momento abbiamo la fortuna di avere due bambini piccoli che vengono in Chiesa e, per una comunità di 200 abitanti, questo è un grido di futuro”. Ciascuno dei due sacerdoti percorre in auto fino a 300 chilometri a settimana, per raggiungere tutti, anche nelle frazioni, diventando così per i fedeli punto di riferimento sociale e culturale.

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