Cottolengo: p. Arice (padre generale), “anziani e malati terminali le vittime più eloquenti della cultura dello scarto”

“Oggi tra le vittime più eloquenti della cultura dello scarto” ci sono “gli anziani e i malati cronici terminali. Non smetterò mai di dirlo! Le nostre case in Italia ne accolgono oltre 1.500 tra anziani con patologie neurodegenerative o persone anziane e disabili con disturbo del neurosviluppo”. Lo ha detto questo pomeriggio  don Carmine Arice, padre generale della Famiglia carismatica cottolenghina, aprendo i lavori della terza Assemblea (fino a domenica 27 giugno).
“Qualcuno – ha ripreso Arice – osa dire che le Rsa, come le Rsd o le Ra, siano luoghi dove si segrega la gente e propone come via quasi esclusiva l’assistenza domiciliare. Sono convinto che in questo caso l’ideologia sia più forte della realtà; ma che io o altri come me lo dicano, non è sufficiente. In contraddittorio verbale non basta! Dobbiamo dimostrare, anche scientificamente, che non è così e che se per qualcuno l’assistenza domiciliare è possibile, per altri – e quelli che accogliamo noi sono tali – la soluzione più adeguata e possibile non può che essere la struttura”. Di qui “la massima attenzione al progetto di vita delle persone che accogliamo” con “adeguate proposte di vita che rispondano agli effettivi bisogni degli ospiti”. “Se dovesse passare, come mi auguro non accada, che le Rsa debbano essere chiuse, noi non potremmo dire: noi siamo il Cottolengo e per questo lasciateci stare. D’altro canto – conclude Arice –, solo una dimostrata competenza assistenziale ed educativa, capace di rispondere ad una qualità di vita possibile dei nostri ospiti è l’unica risposta che può competere in materia una soluzione diversa alla chiusura”.

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