“Oggi in Italia più di un omicidio su dieci è commesso con armi in possesso di persone che hanno una regolare licenza”. Ad affermarlo in un’intervista al Sir è Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia, commentando la strage di Ardea che conferma ancora una volta la pericolosità di detenere, ancorché legalmente, armi in casa.
Andrea Pignani, il killer, aveva “ereditato” la pistola, una Beretta 7,65, dal padre, guardia giurata, deceduto lo scorso novembre. “Per legge – spiega l’analista – tutte le armi di cui si entra in qualche modo in possesso devono essere segnalate alle autorità di pubblica sicurezza. In questo caso la madre pare non abbia ritrovato l’arma ma, sapendo che vi era un’arma che era appartenuta al marito defunto, avrebbe dovuto farne prontamente denuncia di smarrimento”. In ogni caso è prevista una sanzione sia per “detenzione abusiva di armi” (con l’arresto da tre a dodici mesi o l’ammenda fino a 371 euro) sia per chi, avendo notizia che in un luogo da lui abitato si trovano armi o munizioni, omette di farne denuncia all’autorità (arresto fino a due mesi o ammenda fino a 258 euro). Il problema – secondo Beretta – è “perché in questi mesi le autorità di pubblica sicurezza non siano intervenute per una verifica: c’è un registro delle armi, ma a quanto pare, nessuno aveva segnalato loro che il padre, legale detentore, era deceduto”. E loro non potevano saperlo perché “non è prevista una comunicazione tra uffici dell’anagrafe e uffici di pubblica sicurezza in caso di decesso di una persona”.
Di qui la preoccupazione dell’analista: “da diversi anni in Italia il numero di omicidi con armi regolarmente detenute supera ampiamente gli omicidi di mafia e quelli per furti e rapine: la comparazione tra i dati dell’Istat sugli omicidi volontari e quelli riportati nel database dell’Osservatorio Opal, ci mostra che negli ultimi cinque anni (2015-2019) a fronte di 1.886 omicidi volontari, almeno 196 sono stati commessi con armi legalmente detenute”.