“L’hot spot di Lampedusa è periodicamente oggetto di sovraffollamento che, tuttavia, viene efficacemente fronteggiato con un rapido decongestionamento delle situazioni eccedentarie”. Lo ha affermato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, intervenendo al Question Time nell’Aula di Palazzo Madama.
Gli hot spot – ha precisato la titolare del Viminale – sono “centri di primissima accoglienza”, “punti caldi per fronteggiare le situazioni di afflusso massimo di migranti. Sono strutture previste dal diritto eurounitario già da qualche anno”. “Tuttavia non rappresentano in alcuno modo delle strutture detentive, cioè strutture nelle quali il migrante venga privato della sua libertà personale”. Qui – ha proseguito – “vengono effettuate quelle operazioni di Polizia – identificazione, fotosegnalamento, rilevazione delle impronte digitali – per il loro inserimento nella banca dati Eurodac come impone il Regolamento dell’Unione europea a protezione delle frontiere esterne e di soccorso e screening sanitario che richiedono il trasferimento del migrante per un limitatissimo periodo di tempo necessario all’espletamento delle predette funzioni”.
Secondo Lamorgese “non corrisponde a realtà” che il migrante a Lampedusa venga trattato secondo “criteri casuali” ma “ciascun migrante, una volta effettuate le preliminari operazioni di Polizia e di screening sanitarie, oggi anche in funzione Covid, riceve un trattamento adeguato alle sue condizioni e al suo status, anche e soprattutto con riguardo alle posizioni di vulnerabilità”. La ministra ha ribadito “l’attenzione verso i diritti umani e la preservazione della dignità dei migranti” e ha elencato le organizzazioni umanitarie che “operano in base a convenzioni con il ministero dell’Interno a tutela e sostegno del migrante” – Unhcr, Oim, Save the Children e Medici senza frontiere – mentre a bordo delle navi la Croce Rossa assicura “l’assistenza sanitaria e l’apprestamento delle cure necessarie”.