“Quando nell’autunno del 2014 sono stato interpellato la prima volta dai Missionari di Nostra Signora de La Salette non immaginavo in nulla quello che vedo oggi per queste due case. Un gruppo di fratelli migranti aveva preso possesso della palazzina inutilizzata, al numero 12. Che fare? Il discernimento comune ci ha portati a scegliere la strada più lunga, ma sicuramente più umana ed evangelica: scommettere sul valore educativo dell’accoglienza. Insieme – ed è questo uno tra gli ingredienti più importanti della ricetta utilizzata – abbiamo provato a costruire un percorso che trasformasse l’occupazione in abitazione, non allontanando quelle persone, ma facendoci noi più vicini in modo innovativo”. Lo ha affermato questa mattina l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, durante la cerimonia di inaugurazione dell’hub sociale “Spazi connessi” dopo gli importanti lavori di ristrutturazione.
Alla viglia della festa patronale di San Giovanni, l’arcivescovo ha presentato questo spazio come un’“iniziativa a servizio della nostra città che vuole ulteriormente qualificarla come territorio della fraternità”, frutto di “un percorso fatto di ascolto a differenti appelli ricevuti dalla viva voce dei poveri, nostri maestri nella vita spirituale e nella costruzione del bene comune”.
“Connessi” – ha spiegato mons. Nosiglia – “è la vocazione di questo luogo e dei progetti che in esso sono nati e nasceranno: non è un giardino chiuso per pochi fortunati, ma parco aperto per far camminare il territorio verso fraternità vera”. “Certamente – ha proseguito – sarà un punto importante per il numero di persone che ogni anno potranno essere accolte – oltre 120 contemporaneamente, ma con prevista alternanza sostenuta soprattutto nel cohousing – ma lo sarà molto di più per lo stile che va ad incarnare e per le prospettive che può innescare nel futuro”.