“Il maggior contributo che il servizio civile universale può dare a valorizzare i giovani è attuare pienamente la riforma che ne prevede l’universalità degli accessi, la programmazione di interventi pluriennali, il consolidamento degli ambiti di azione dell’assistenza, l’educazione e promozione culturale, il servizio all’estero, la valorizzazione dei beni artistici e culturali, l’ambiente, la pratica motoria, la protezione civile, mettendo in risalto la dimensione concreta di difesa civile della Patria e di attuazione dei valori fondanti della Costituzione”. È quanto emerso dall’Assemblea dei soci della Cnesc, la Consulta nazionale degli enti di servizio civile, che accolgono quasi 30.000 giovani in 4.805 organizzazioni. Accanto a questo “zoccolo duro”, la Cnesc si propone di partecipare ai bandi tematici di sostegno alla transizione ecologica e a quella digitale; l’altro terreno concreto su cui la Cnesc intende portare il contributo, chiedendo la attivazione di sedi istruttorie fin da subito è la valorizzazione delle competenze acquisite dai giovani – accompagnati dagli adulti – durante l’anno di servizio. Il documento finale approvato farà da riferimento per l’azione verso i giovani e le istituzioni nei prossimi mesi. La delicata fase di ricambi e immissioni di personale che sta vivendo il Dipartimento Politiche giovanili e servizio civile universale è l’altra priorità nell’azione della Cnesc. “Gli standard ottimi che il Dipartimento ha avuto fino ad oggi, sono ancora più determinanti in un orizzonte 2021-2023 nel quale le risorse finanziarie fra fondi statali e fondi europei permetteranno contingenti annuali di almeno 55.000 posizioni – osserva la Cnesc –. Ora più che mai la costruzione condivisa con gli enti, i giovani, le Regioni è essenziale, fatta salva la responsabilità finale di decisione del Dipartimento”.