“Antonio riflette l’immagine dell’uomo nuovo reso tale dall’incontro con Cristo”; per questo “vive di carità a 360°, in ogni contesto dell’umana esistenza”. “E l’uomo e della carità ma è anche l’uomo che mette insieme fede e cultura, teologia e intelligenza, azione concreta e, quindi, proposta di rinnovamento per la vita sociale, politica, giuridica, economica”. A delineare il ritratto del Santo di Padova proponendolo come esempio per l’oggi, è stato il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nell’omelia della messa presieduta ieri nella basilica della Salute a conclusione del pellegrinaggio della reliquia del Dottore evangelico, tornata nella basilica veneziana dalla quale era partita domenica scorsa.
Antonio, ha osservato Moraglia, “ha saputo rendere anche umanamente più giuste le questioni legislative e giuridiche, entrando nel contesto culturale e sociale facendolo evolvere in meglio”. Sono infatti “le persone nuove/rinnovate a rendere migliore la società e le relazioni, a rendere nuova e rinnovata la società con l’insieme dei rapporti e dei legami che in essa si instaurano”. Per il patriarca, “la peregrinatio di Antonio per i territori e le vie d’acqua tra Venezia e Padova” ha testimoniato il desiderio che “la novità e santità di Antonio diventino nostre oggi, e si diffondano in questi territori rilasciando semi e frutti di grazia, di bene, di vita nuova e di un futuro carico di speranza”.
“Il nostro pellegrinare, sulla scia di Antonio, ci ha indicato che il Vangelo è forza per le persone, il popolo, la società e può aiutare a risolvere situazioni complesse e delicate che ci attanagliano anche oggi”, ha proseguito Moraglia ricordando l’aumento della povertà certificato dall’Istat a causa del Covid. Di qui il bisogno di “persone nuove” e “relazioni nuove” che sappiano declinare il Vangelo e la carità cristiana nell’oggi, trovando le modalità giuste per venire incontro alle necessità e risalire la china e ripartire”.