“Non possiamo smettere di pensare a ciò che stiamo vivendo oggi a causa di questa pandemia. Questa nuova realtà, che ha afflitto il mondo intero, ci ha fatto avvertire la nostra fragilità umana, paralizzando le nostre attività, intaccando la nostra salute e riempiendo di lutto tante famiglie, di fronte all’apparente assenza di Dio”. Lo ha affermato ieri, a Città del Messico, il segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, durante la celebrazione nella basilica di Guadalupe, patrona dell’America Latina. Il porporato, che concluderà oggi la sua visita in terra messicana, incontrando tra l’altro il presidente della Repubblica, Andrés López Obrador, commentando il brano domenicale del Vangelo di Marco, nel quale gli apostoli vengono sorpresi dalla tempesta nel lago di Tiberiade, ha parlato dell’impatto della pandemia nel mondo e in particolare nel contesto latinoamericano e messicano. “In mezzo a tante prove – ha affermato il card. Parolin –, la Chiesa, come famiglia di famiglie, ha cercato di farsi prossima, di accompagnare, di pregare, di intercedere per tante persone ferite non solo nel corpo, ma anche in profondità nello spirito. Anche oggi la nostra supplica è giunta alle orecchie di Dio come un grido quasi di sfida: Signore, dove sei? Maestro, perché dormi? E il Signore ci ha fatto sentire di nuovo la sua presenza attraverso la generosità e il servizio di tante brave persone, che ci hanno assistito spiritualmente e fisicamente, persone dedite che hanno saputo condividere, che ci hanno accompagnato con la preghiera. Sì, anche in questo tempo di prova il Signore si è fatto conoscere, ci ha risollevato, ci risolleva, per costruire insieme il futuro delle nostre comunità e del mondo intero”.